Calette, promontori
e alte scogliere si alternano a lunghe spiagge sabbiose da Ortona a
Termoli, lungo la costa adriatica, regalando paesaggi, tradizioni
artigianali e sapidi piatti marinari.
La tradizione casearia regala caciocavallo, scamorza, giuncatella e deliziosi pecorini, come il canestrato di Castel del Monte. Ed i perciatelli al nero di seppia.
PERCIATELLI AL NERO DI SEPPIA(*)
500g perciatelli
150 g pomodorini
4 grosse seppie
3 filetti di acciuga
sott’olio
prezzemolo -basilico
-aglio
olio extravergine di oliva
sale
ELABORAZIONE:
Tagliate i pomodorini a spicchi. Lavate le seppie e pulitele privandole accuratamente dei visceri e dell’osso. Separate i ciuffi di tentacoli dalle sacche di nero, che conserverete.
Tagliate a pezzi le
seppie e tenete da parte qualche ciuffo di tentacoli.
Tritate 2 spicchi di
aglio e un ciuffo di prezzemolo. Rosolate tutto in padella con 2
cucchiai di olio e 3 filetti di acciuga.
Aggiungete al trito
rosolato le 4 sacche di nero e un cucchiaio di acqua per allungare il
sugo.
Unite nella padella
anche i pomodorini, tenendone qualcuno da parte per la decorazione.
Cuocete a fuoco vivo per 15’.
Aggiungete anche le seppie tagliate a pezzi facendo cuocere per 3’ i ciuffi e per 1’ e mezzo i corpi.
Fate bollire
abbondante acqua salata. Unitevi i ciuffi tenuti da parte e cuoceteli
per 3’, aggiungete quindi i perciatelli.
Cuocete la pasta al
dente e scolatela.
Conditela con il sugo al nero di seppia e servite con i pomodorini tenuti da parte e un po’ di basilico.
Buon appetito!!!
Il Cuoco
(*)Il perciatelli sono una varietà di pasta secca di grano duro simile ai bucatini, ma con diametro maggiore.Ricetta tratta dalla rivista La Cucina Italiana.
IN
COLLABORAZIONE CON “ESTOL CAPELLETS DE TEULADA”
“CAMÍ DE SA VOLTA DEL GENERAL”
Sabato
27
DI GIUGNO
Andiamo a camminare
Luogo d’Incontro: Davanti a Leroy Merlin dell’Ocimax di Palma (*)
Ora di ritrovo: 8:30. Se prega puntualità.
Itinerario: Vista panorama di Banyalbufar, km 85.5 dalla Ma-10 o C-710 (strada d’Esporles a Banyalbufar) – Son Bunyola -Port des Canonge. Indietro allo stesso modo.
Durata: 3 ore più o meno. 9 km circa. Pensate a portare costume da bagno ed asciugamano.
Difficoltà: Molto Facile. Non ha nessuna difficoltà. Un itinerario assolutamente idillico lungo la costa ovest di Maiorca.
Trasporto: macchina propria
(*)Con
quelli che vengono da fuori Palma l’appuntamentoèalle
ore 9:15davanti
il
chilometro 85.5 strada
M-10 o C-710, prima
di raggiungere
Banyalbufar, parcheggio
sul lado destro della strada,
con
posti
limitati.E
devono comunicarcelo.Devi
portare molta acqua. Se
prega puntualità.
BAGNO
IN MARE
È
necessario iscriversi
Per
iscriversi all’escursione si prega di utilizzare l’indirizzo mail
fino
a mercoledì 24 di giugno
Da fine maggio a luglio inoltrato nel Parco Nazionale del Monti Sibillini va in scena uno spettacolo mozzafiato. Comincia con un verde abbagliante, poi è la volta del giallo dei ranuncoli, quindi tocca al rosso dei papaveri all’azzurro dei fiordalisi, sono centinaia le specie che sbocciano sui piani carsici di Castelluccio; a chiudere, il bianco e il viola dei fiori di lenticchia.
Una terra dai mille colori. Umbria. In questa regione si trovano lungo le valli dove scorrono i principali fiumi della regione: Il Tevere, Il Nera, Il Topino.
Perugia, Assisi, Todi, Orvieto, Gubbio o Spoleto, per nominare solo i più conosciuti città.
«Spoleto è la scoperta più bella che ho fatto in Italia» , parole di Hermann Hesse.
Zuppa di lenticchie di Castelluccio di Norcia (*)
Ingredienti:
300g lenticchie di Castelluccio di Norcia
150 g pomodorini
1 cipolla
1 carota
1 spicchio di aglio
1 patata
½ gambo di sedano
concentrato di pomodoro
olio extravergine di oliva
sale -pepe
Elaborazione:
Per
la ricetta della zuppa di lenticchie di Castelluccio di Norcia Igp,
sciacquate bene le lenticchie sotto l’acqua corrente. Tagliate la
patata a cubetti di 5 mm, tritate la cipolla, la carota e il sedano.
Schiacciate l’aglio ma non toglietene la buccia. Rosolate tutto in
una casseruola, con un filo di olio per 5’.
Aggiungete
le lenticchie e fatele tostare a fiamma vivace per altri 5’.
Togliete l’aglio e unite un cucchiaio di concentrato di pomodoro.
Versate nella casseruola acqua fredda sufficiente a coprire tutti gli
ingredienti e cuocete, con il coperchio, per 35’, salate e pepate
verso fine cottura.
Tagliate i pomodorini in 4 spicchi e fateli rosolare in una padella con poco olio per 5’. Servite la zuppa di lenticchie completando con qualche spicchio di pomodorino.
Buon appetitto !!!
Il Cuoco
(*)Ricetta tratta dalla rivista La Cucina Italiana.
Dal cuore della Puglia, un primo piatto ricco e gustoso che piace sempre a tutti: impariamo a fare le orecchiette alle cime di rapa seguendo la tradizione.
ORECCHIETTE ALLE CIME DI RAPA
CIME DI RAPA
Sono le infiorescenze di un ortaggio coltivato anche in Campania e Lazio, dove prendono il nome di friarielli o broccoletti. Lessate hanno sapore dolce, cotte in tegame hanno un gusto deciso, piuttosto amarognolo.
Le orecchiette con cime di rapa sono un primo piatto tipico della cucina pugliese, fatto di ingredienti genuini: farina e acqua per le orecchiette e gustose verdure per il condimento. Questa ricetta semplice della tradizione, conosce numerose varianti, nella versione che vi proponiamo c’è il il piccante del peperoncino e la sapidità dell’acciuga.
INGREDIENTI:
500 g cime di rapa
400g orecchiette fresche
40 g pangrattato
4 acciughe sott’olio
aglio
ricotta dura di pecora
peperoncino
olio extravergine -sale -pepe
ELABORAZIONE:
Mondate le cime di rapa: separate le foglie dai gambi; eliminate i gambi più esterni e tagliate i più teneri in 2 per il lungo, poi decorticate il cuore e tagliatelo in 4 per il lungo. Riducete i gambi e il cuore in listerelle, poi tagliuzzate anche le foglie.
Lessate foglie e gambi delle cime di rapa in acqua bollente salata per 5’, quindi unitevi anche le orecchiette e portate a cottura molto al dente, ci vorranno circa 6’.
Tritate le acciughe e rosolatele in padella con uno spicchio di aglio, mezzo peperoncino e 5 cucchiai di olio per 5’, quindi trasferitevi le cime di rapa e le orecchiette appena scolate e insaporite tutto per 2’. Tostate il pangrattato in un’altra padella per un paio di minuti, poi versatelo sulla pasta e le cime; mescolate bene.
Distribuite nei piatti e completate, a piacere, con ricotta dura grattugiata a scagliette grossolane e una macinata di pepe nero.
Questa «coca» è tipica di Maiorca e di solito, e normalmente, è fatta in estate, tempo di albicocche, ma può essere fatto tutto l’anno.
TORTA ALLE ALBICOCCHE(*)
1 vasetto di yogurt
bianco
1 misura (vasetto)
d’olio vegetale di girasole
3 uova
2 misure di zucchero
3 misure di farina
setacciata
1 bustina di lievito
setacciata
1 pizzico di sale
Zucchero e cannella
Zucchero a velo
10 albicocche
tagliate a metà e private del nocciolo, fresche o sciroppate (*)
ELABORAZIONE:
Lavorare tutti gli ingredienti liquidi (yogurt, olio e le uova), aggiungete gli altri ingredienti (zucchero, farina setacciata, la bustina di lievito e un pizzico di sale). Sbattere fino a ottenere un composto senza grumi. Versare l’impasto nello stampo, previamente foderato e imburrato. Distribuite i pezzetti di albicocca sopra l’impasto, cinque in linea retta, per quattro. Versare un po’ di zucchero e cannella in ciascuno dei pezzi di albicocca. Infornare a 180º per 30-35 minuti. Lasciate raffreddare 10 minuti prima di setacciare la torta con lo zucchero a velo. Servire pezzi con una metà di albicocca al centro.
(*) A Maiorca viene utilizzata la varietà di “galta roja”.
Buon appetito!!!
Il Cuoco
(*) Questa ricetta è dedicata in particolare a Magda R. Ho potuto convincere il Cuoco a darci una ricetta molto gelosa.
«Più se spende, peggio si mangia» così recita un motto popolare romano, perché la vera cucina romana si riassume in due parole: genuinità e semplicità.
Bucatini all’amatriciana, baccalà con peperoni, rognone in umido, fave con guanciale, ravioli alla romana, carciofi alla giudia sono piatti tipici della cucina della capitale d’Italia.
Oggi parleremmo di carciofi.
Carciofi
in tegame
I
carciofi in tegame o in padella sono molto gustosi e semplici, un
perfetto contorno, adatto ad una cena in famiglia o con gli amici,
sono un perfetto accompagnamento per pesce e carne e si possono
servire sia tiepidi che freddi.
Le
nonne dicevano che fritta era buona anche una suola di scarpa e in
effetti non c’è metodo di cottura più goloso. I carciofi
fritti
però entrano di diritto nella
top ten dei fritti
più buoni:
a fettine oppure a spicchietti, da mangiare bollenti scottandosi le
dita per gola e impazienza. Il loro guscio
croccante
che racchiude il tenero
cuore
di carciofo
li rende irresistibili. Vi abbiamo convinto a provare a farli in
casa?
Carciofi,
farina, olio e sale:
non serve altro per preparare i carciofi fritti e la ricetta è
davvero semplicissima. Dopo aver mondato gli ortaggi – quindi
eliminato il gambo, le foglie esterne e le spine – tagliate i
carciofi a fettine
sottili
e mettetele a bagno in una ciotola con dell’acqua fredda. Se
volete, per evitare che anneriscano, potete usare aggiungere
all’acqua un po’ di succo di limone o
prezzemolo (per questa
ricetta il cuoco preferisce l’erba) .
Prelevate qualche fettina di carciofo (lasciando le altre nell’acqua)
e asciugatele bene prima di passarle nella
farina
e scuoterle in un colino
a maglie grosse
per eliminare l’eccesso. Eseguite questi passaggi per poche fettine
di carciofi alla volta. Scaldate abbondante
olio per friggere
e cuocete le fettine di carciofi per circadue
o tre minuti:dovranno
risultare
dorati e croccanti.
Scolate i carciofi, fateli sgocciolare su carta assorbente, salate e
serviteli caldissimi.
Le
varianti da provare
I carciofi possono essere fritti in un’infinità di modi, come ad esempio in pastella o alla giudia, una ricetta tipica della tradizione ebraica romana in cui il carciofo assume la forma di una sorta di fiore. La ricetta classica dei carciofi fritti in realtà però è la più semplice, sebbene anche in questo caso esista una variante. Senza preparare una pastella, le fettine di carciofo possono essere passate nell’uovo sbattuto, dopo essere state infarinate. Un’altra variante da provare sono i carciofi fritti con il pangrattato al posto della farina. In questo caso il consiglio è di tagliare i carciofi a spicchietti e di sbollentarli prima di passarli nell’uovo e poi nel pangrattato.
Padella
di carciofi e finocchi alle erbe aromatiche
Ingredienti
5
carciofi
1 finocchio
1 aglio o scalogno
1 limone
1
cucchiaino di Erba finocchio
1 cucchiaino di foglie di
Prezzemolo
1 cucchiaino di Maggiorana
olio e.v.o.
sale e pepe
Preparazione
Prepara una bacinella con
acqua fredda, metti il succo di limone ed il limone stesso
nell’acqua. Qui metterai i carciofi lavati per evitare che
anneriscano prima della cottura.
Lava i carciofi togliendo
le foglie esterne, troppo fibrose e dure, fino a quando non arrivi a
quelle più tenere e più chiare. Pulisci anche il gambo ma senza
toglierlo, taglia a metà, lava bene anche all’interno allargando
leggermente le foglie tra di loro e immergi nell’acqua e limone.
Passa a pulire i finocchi.
Per loro non è necessario immergerli nell’acqua e limone ma, come
i carciofi. Tagliali a metà, poi a metà ancora e lava bene dentro.
In una capiente padella
antiaderente metti un filo di olio e fai stufare l’aglio o lo
scalogno.
Affetta finemente i finocchi e alla fine i carciofi
che avrai tolto dall’acqua con il limone e sciacquato rapidamente.
Metti le verdure in padella con le erbe aromatiche, aggiusta di sale e fai cuocere inizialmente con coperchio, per circa 15 minuti, e poi senza per altri 5 minuti.
Il pranzo di Pasqua è una vera tradizione per l’Italia. Ogni regione festeggia a tavola con menu composti da ricette tipiche legate alla ricorrenza.
Per pranzare in modo tradizionale, questi sono i suggerimenti per il menù: ad esempio servire come antipasto un misto di affettati, salumi e formaggi tipici locali affiancati dalle uova sode, divise in due parti. Una bella idea è quella di posizionare sul piatto di portata: uova, fette si salame e di formaggio come a formare dei cerchi concentrici.
Come primo piatto, basterà preparare le tagliatelle con il sugo del cosciotto di agnello cotto al forno con patate e piselli, pietanza che sarà servita come secondo, il sapore della pasta è arricchito da un’abbondante spolverata di pecorino romano. La carne di agnello richiede rigorosamente una buona bottiglia di vino rosso, va benissimo un Chianti, dal profumo intenso e dal sapore asciutto ed armonico, secco e leggermente tannico.
Dolce tipico per eccellenza e simbolo, insieme all’uovo di cioccolato di questa festività, è la Colomba, la cui ricetta originale è legata alla città di Verona dalla fine dell’Ottocento. La Colomba è andata nel tempo a consacrarsi come prodotto Pasquale Nazionale, diventando merce non sono artigianale ma anche industriale. La ricetta più semplice con glassa di nocciole e mandorle si è andata arricchendosi, nel tempo, di varianti rispetto alla ricetta classica.
PASQUA A MAIORCA, TEMPO DI «PANADES E ROBIOLS I CRESPELLS»
A Maiorca anche l’agnello viene mangiato per Pasqua, ma il prodotto che viene consumato in tutte le case sono le tipiche «panades» e «robiols i crespells»
Ogni casa ha la sua ricetta, ma nella mia, di tutta la vita, è così:
Ingredienti per la pasta
1/2 bicchiere di succo di arancia spremuto al momento.
1 bicchiere di strutto
1 bicchiere di latte
1 bicchiere d’olio
2 tuorli
1 kg di farina
Il ripieno tipico è l’agnello, ma può essere anche maiale o piselli. Anche misti.
ROBIOLS I CRESPELLS
Ingredienti per la pasta
1 k di farina
300 g strutto
200 g zucchero
3 tuorli
1 bicchiere d’olio di oliva
1 bicchiere di succo di arancia spremuto al momento
I «robiols»vengono farciti con marmellata di zucca («cabell d’angel»), albicocca, ma anche un formaggio come la ricotta («brossat») si presta benissimo per realizzare queste ottime crostatine.
La Lombardia è stata brutalmente picchiata dal corona virus. È un momento triste per una regione cosi bella. Nel suo onore questo piatto tipico.
Forza e coraggio!!
OSSOBUCO CON RISOTTO(*)
1,2 kg 4 ossibuchi
di vitello
300 g riso Carnaroli
400 g midollo
30 g cipolla
brodo di carne
farina
burro
aglio -prezzemolo
zafferano
limone
vino bianco secco
Grana padano Dop
grattugiato
sale -pepe
ELABORAZIONE:
Incidete i bordi
degli ossibuchi, in modo che non si arriccino in cottura;
infarinateli, poi scrollateli e rosolateli in una padella con 30 g di
burro e uno spicchio di aglio schiacciato con la buccia, che
eliminerete.
Fateli insaporire
per 3-4’ su ciascun lato, poi bagnateli con mezzo bicchiere di
vino, salate e pepate, mettete il coperchio e fate cuocere per circa
un’ora e 10’ bagnando ogni tanto la carne con un poi’ di brodo
caldo. Tritate intanto un bel ciuffo di prezzemolo con mezzo spicchio
di aglio sbucciato e la scorza di un intero limone (gremolada).
Iniziate a preparate
il risotto circa 20’ prima che la carne giunga a cottura: rosolate
la cipolla tritata in una casseruola con il midollo sminuzzato,
tostatevi il riso e sfumatelo con uno spruzzo di vino bianco. Portate
il risotto a cottura, in 16-18’, aggiungendo circa 900g di brodo,
poco per volta, unendo negli ultimi minuti una bustina di zafferano
sciolta in poco brodo.
Aggiungete la gremolada agli ossibuchi a fine cottura. Mantecate il risotto con una noce di burro e 30-40 g di grana grattugiato. Servitelo con gli ossibuchi, completando con il sugo di cottura.
Buon appetito!!
Il Cuoco
(*) ricetta lombarda, tratto dalla rivista La Cucina Italiana.
A. Viviamo in una cultura che ci invita continuamente a raggiungere e accumulare, ma mai a rinunciare. Forse la chiave non è esattamente cosa ottenere, ma è possibile che la soluzione a questa non conformità eterna risieda nel saper adeguarsi. Nel trovare un equilibrio tra entusiasmo per ciò che sogniamo e conformità per apprezzare ciò che abbiamo. Se noi esseri umani abbiamo qualcosa in comune è quel desiderio di stare bene. E quando stiamo bene, vogliamo stare meglio. Non è possibile avere tutto. Ora ogni persona deve definire quali sono le sue priorità, quindi sapere come adeguarsi è essenziale. Negli ultimi decenni, la tecnologia ci ha portato incredibili invenzioni, e abbiamo avanzato più in questa generazione che in tutte quelle precedenti insieme; la velocità con cui cresce è agghiacciante. Il XXI secolo sta affrontando un panorama molto diviso e la sua più grande sfida sarà quella di affrontare il danno collaterale delle nuove tecnologie. Per esempio, è molto preoccupante l’effetto negativo sull’ambiente. Un altro grosso problema è la sicurezza in termini di protezione dei dati: siamo in grado di rinunciare a determinate cose per migliorare il nostro pianeta, la nostra salute e la nostra società?
Ebbene, secondo me dobbiamo essere pratici e non necessariamente rinunciare all’uso di tutte queste nuove tecnologie che semplificano la vita domestica poiché facilitano il lavoro a casa.
B. Molti di noi concordano sul fatto che l’avanzamento delle nuove tecnologie dia un po ‘di vertigine, nonostante il miglioramento che ciò rappresenta per la nostra società, sia a livello professionale che a livello di utente. Questo sentimento di disagio che genera un’evoluzione così vertiginosa, nel senso che perdiamo un po’ di controllo su noi stessi per darlo alle macchine, ci porta necessariamente a pensare se non stiamo dando il nostro consenso molto leggermente a così tante saggezze applicate, e se non ci pentiremo un giorno di aver ceduto così tanto perché oggi le macchine non solo sostituiscono gli uomini nelle loro funzioni professionali, ma lo fanno anche a livello personale.
Con
la sana intenzione di contemplare i
pro
e i
contro
di questi progressi incommensurabili, è mio fervente
desiderio che un giorno saremo
così saggi e maturi con la scienza che potremo
dirigerla e trarne beneficio senza grossi problemi.
Ma, se vogliamo convertire la nostra vita privata in modelli insensati di individualismo e isolamento (sta quasi accadendo) con intrusioni perniciose nella nostra intimità, dobbiamo essere consapevoli che abusando dei benefici di queste tecnologie compromettiamo la nostra dignità e libertà, allo stesso tempo che diventiamo schiavi delle nostre macchine. Dobbiamo essere giudiziosi e non relegare tutto ciò nell’oblio, perché ci sono momenti in cui la realtà supera la finzione.
C. La televisione continua ad essere il mezzo di comunicazione scelto dalla maggior parte della popolazione da condividere con amici o familiari. È un fatto irrefutabile!
La televisione ha tre funzioni: informazione, formazione e svago, ma tutti i canali optano per la terza perché i due terzi dei programmi sono dedicati al puro divertimento: spettacoli, serie, film, concorsi, musical e sport…
Si dice che la TV sia una finestra aperta sul mondo per contemplare la realtà comodamente da casa nostra, ma è conveniente ricordare che la televisione può avere un’influenza positiva o negativa, a seconda di come sia utilizzata ed è bene conoscerne i pro e i contro come in ogni cosa. Va bene guardare la TV di tanto in tanto, ma le ore in eccesso faranno solo male alla mente e alla nostra vita, come in tutte le cose bisogna distinguere tra uso, abuso e uso improprio.