Con l’arrivo del mese di settembre ed alle porte dell’autunno, il Gruppo Culturale Italiano di Maiorca riprende le sue attività.
La grande novità di questo nuovo corso sarà la creazione di un gruppo di lettura di opere in italiano a livello B2 e C1.
Ogni secondo giovedì del mese gli interessati a far parte di questa nuova iniziativa si ritroveranno per commentare il libro prescelto.
Il luogo prescelto per l’incontro potrà variare di mese in mese e sarà comunicato in tempo utile.
“Un gruppo di lettura è formato da persone che leggono da soli un libro scelto in comune. Un gruppo di lettura no fa, dunque, lettura di gruppo. Massimo 15-20 persone. Per il piacere di leggere insieme.
Regole sì, obblighi no. Considerato che la lettura, specie in gruppo, deve essere un piacere da condividere, allora se il libro scelto non vi piace, potete fare la cosa più semplice del mondo. Saltare un turno”.
La discussione nei gruppi di lettura, funziona meglio se guidata da un moderatore, in alcuni gruppi chiamato “maestro di gioco” in altri “facilitatore”.
Il moderatore di questo gruppo (GdL) sarà la professoressa Cecilia da Grazia.
Per registrasi inizialmente è necessario utilizzare la mail: gruppoculturaleitalianomaiorca@gmail.com
Prima delle fine del mese gli interessati devono comunicarlo per poter ordinare il primo libro di lettura.
Nei prossimi giorni verrà comunicata la prima lettura (un piccolo testo) che verrà inviata solo a coloro che hanno effettuato la relativa registrazione.
Il primo incontro si svolgerà il secondo giovedì d’ottobre, giorno 14, alle ore 18:30, con una durata massima di un’ora e mezza, a Brocante, Calle Ramon y Cajal, 7, e l’unico requisito sarà quello di fare una consumazione. Massimo 15 persone.
Nei prossimi mesi sarà possibile concludere con una cena.
VENERDÌ DI CONVERSAZIONE
Riprenderemo i venerdì di conversazione. L’ultimo venerdì di ogni mese, alle 18.30, possiamo incontrarci per praticare e migliorare la lingua italiana. Il livello di conversazione sarà B2 e C1. Massimo 10 persone.
Questa attività è l’unica a pagamento e ha un costo di €7.
Tutti gli interessati devono comunicarlo attraverso la mail:
gruppoculturaleitalianomaiorca@gmail.com
Recupereremo, se la situazione pandemica ce lo permetterà, attività che un tempo erano comuni e già consolidate: “Alla scoperta di Maiorca”, l’ultimo sabato di ogni mese, il cinema in italiano, conferenze, chiacchierate, e alcuni corsi di cucina italiana.
Prosegue la “Biblioteca condivisa” di libri in italiano e la nuova iniziativa cominciata l’anno scorso di far conoscere e di pubblicare brevi scritti e racconti in italiano di persone che vogliano aderire a questa iniziativa.
Dopo una stagione molto complicata, affrontiamo questa nuova tappa con rinnovato ottimismo e grande entusiasmo.
Nei campi dei dintorni del villaggio di Llubí, ormai da millenni ci si occupa assiduamente di coltivazioni. Nessuna meraviglia: infatti il suolo è fertile e la vicina Serra de Tramuntana ripara dal vento la vegetazione. Già nel primo millennio, i mori avevano edotto gli abitanti di Llubí sulle ingegnose tecniche di irrigazione, di terrazzamento e di conservazione. Perciò le strette viuzze del villaggio, con le loro piccole e basse case di pietra, erano già luoghi di trasbordo per vino ed erbe, frutta e verdura , ma sopratutto per il re dei prodotti di Llubí il cappero.
La taparera, che tanta gloria ha procurato a Llubí, giunse probabilmente sull’isola nel periodo precristiano, con i cartaginesi. Ma la coltivazione vasta scala dei capperi fu documentata per la prima volta nel territorio di Llubí solo nel 1789. Tuttavia, prima che potesse stabilirsi un’industria vera e propria dovettero trascorrere altri due secoli o poco meno.
Infatti fu solo nel 1977 che Joan Rosselló fondò una fabbrica di conserve, che inizialmente trattava prevalentemente le olive ma che presto si specializzò nella lavorazione dei capperi.
Oggi Llubí, insieme a qualche altro villaggio come Campos, è il principale produttore di capperi di Mallorca.
I capperi crescono su una piantina le cui radici possono penetrare nel suolo per vari metri di profondità. La taparera è una pianta che ha scarse esigenze, e mantiene il suo colore verde carico anche quando altre piante hanno già da tempo rinunciato alla lotta contro lo spietato sole stivo. La raccolta avviene poco prima dell’apertura dei boccioli. Poiché i capperi sono piccolissimi, la raccolta risulta relativamente difficile e faticosa. Inoltre i boccioli, che sono molto delicati, devono essere maneggiati con molta attenzione affinché escano indenni dalla raccolta. Questo vale soprattutto per i boccioli giovani e piccoli, che sono considerati i capperi migliori, e di conseguenza sono anche i più costosi.
Ancora oggi i capperi vengono raccolti a mano, operazione resa ancor più difficile dal fatto che il cespuglio protegge gli steli che portano i fiori con delle spine: i boccioli devono essere staccati con un movimento della rapido e deciso. E per proteggersi dagli attacchi pungenti delle spine, durante la raccolta i raccoglitori indossano lunghi guanti che proteggono le braccia fino al gomito.
I capperi vengono infine trasferiti in vasetti di vetro e ricoperti di aceto di vino leggero (envinagrat); sono così pronti per la vendita e il consumo.
I maiorchini li mangiano per lo più direttamente dal vasetto con pa amb oli, il famoso pane con olio di oliva e pomodoro. Tuttavia, la cucina popolare dedica loro un posto d’onore impiegando nella preparazione di piatto chiamato llengua amb tápares e consistente in lingua di maiale o di vitello condite con i capperi, che conferiscono al piatto e alla salsa un gusto particolarmente acidulo.
PRODOTTO TIPICO SICILIANO
l cappero è ampiamente diffuso e coltivato fin dall’antichità in tutto il bacino del Mediterraneo, in particolare in Sicilia (chi non conosce i capperi di Pantelleria?), ragion per cui sono stati inseriti nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P. A. T.) come prodotto tipico siciliano.
Come conservare i capperi sotto sale I capperi (boccioli di un piccolo arbusto) e i cucunci (ovvero il frutto che nasce dal cappero), sono largamente utilizzati in cucina, per arricchire primi o secondi piatti, per insaporire insalate e piatti freddi, per condire friselle e bruschette, insomma…si prestano ad ogni preparazione.
Ma per consumarli, è necessario prima conservarli ed esistono due metodi di conservazione: sott’aceto e sotto sale.
Se la conservazione sott’aceto consente di utilizzare subito i capperi, quella sotto sale prevede un tempo di maturazione, ma quest’ultimo è il metodo che io preferisco perché non altera, ma anzi, esalta il sapore deciso dei capperi.
Allora, vediamo come conservare i capperi sotto sale.
Ingredienti per i capperi sotto sale
500 g capperi
400 g sale
Preparazione dei capperi sotto sale
I capperi sotto sale, dopo 40 giorni di buio, sono pronti per essere consumati, è importante, però, dissalarli prima di consumarli, sciacquandoli con acqua.
Preparati in questo modo, potete conservarli fino a 2 anni.Noi li utilizziamo molto per condire le nostre amate friselle, oppure in alcuni primi piatti, o ancora per condire insalate e piatti freddi e -in queste occasioni- preferiamo semplicemente sciacquarli ed utilizzarli subito, ma se volete, potete dissalarne una piccola quantità e conservarla in un piccolo vasetto, coperti con olio evo, in frigo, pronti all’uso.
Ed ecco, come preparare i capperi sotto sale.
LLENGUA AMB TÁPERES (Lingua ai capperi), ricetta tipica maiorchina
Ingredienti:
1 lingua di vitello (1kg -1,3 kg)
sale
strutto
3 cipolle sbucciate e tagliate a dadini
2 pomodori medi sbucciati, privati dei semi e tagliati a dadini
4 foglie di acetosa tagliuzzate finemente
2 coste di sedano tagliuzzate finemente i foglia di alloro
4 rametti di prezzemolo tritato finemente
60 g di capperi
4 capperi grossi (taperons)
pepe nero macinato grossolanamente
cannella
Pulire la lingua e lavarla accuratamente. Metterla in una pentola, coprirla di acqua fredda e salarla. Portare l’acqua a ebollizione a fiamma moderata e lasciarla sobbollire per circa 45 minuti. Alla fine togliete la lingua dalla pentola, passarla sotto l’acqua fredda e spellarla. Mettere da parte il brodo di cottura.
Fare fondere lo strutto in una greixonera, la pentola di cotto maiorchina, unire la lingua con le cipolle e i pomodori e farli rosolare brevemente prima di aggiungere l’acetosa, il sedano, l’alloro, il pepe nero e il prezzemolo. Coprite il tutto con una parte del brodo. Fare stufare la lingua a fiamma media per mezz’ora circa. Togliete la lingua dalla salsa. Passare la salsa in setaccio . Unirvi i capperi e i caperons e un pizzico di cannella. Affettate la lingua e cospargerla con la salsa ai capperi.
Es Baluart Museu, a Palma, accoglie il Festival Internacional del Llibre i del Cinema d’Art (FILAF) con una selezione di proiezioni dell’ultima edizione di questo evento che si è celebrato a Perpignan dal 2011.
«La vita del collezionista definitivo» di Roberto Delvoi (2021) racconta la vita del collezionista italiano Francesco Conz.
Attività gratuita previa registrazione.
Auditori Es Baluart Museu
22 luglio 19.00
Conz. The Ultimate collector’s life de Roberto Delvoi (2021)
Durata: 59 min. Prod. Ipnose Studio
Idioma: italiano; sottotitoli in inglese
La vita del collezionista definitivo di Roberto Delvoi (2021) Premiato con la FILAF d’Or. Racconta la vita del collezionista italiano Francesco Conz, uno dei personaggi più controversi della storia del collezionismo d’arte, il cui nome continua a suscitare dibattiti e polemiche. Conz ha cercato di superare il confine che separa la vita dall’arte. Imprenditore veneziano, a metà degli anni ’70 decise di lasciare tutto ciò che aveva per dedicarsi con grande determinazione alla sua divorante passione per le avanguardie artistiche della seconda metà del ‘900 (Fluxus, Azionismo Viennese, Poesia Sonora, ecc. ) sarebbero diventati una vera ossessione fino alla tragica fine.
L’adolescente ribelle Matia viene mandata a trascorrere i mesi estivi con la ricca nonna sull’isola di Maiorca
Traduzione di Maria Nicola
Ana María Matute, scrittrice di spicco del Novecento spagnolo, torna nelle librerie italiane con uno dei tasselli fondamentali della sua opera: uno straordinario, luminoso romanzo sulla perdita dell’innocenza. Espulsa dal convento dove studiava dopo aver dato un calcio alla priora, abbandonata dal padre e orfana di madre, l’adolescente ribelle Matia viene mandata a trascorrere i mesi estivi con la ricca nonna sull’isola di Maiorca: un luogo al tempo stesso incantato e malvagio, dove si scontrano odi antichi e passioni odierne mentre il sole brucia attraverso le vetrate e il vento si lacera contro le agavi. Nella calda e opprimente quiete di un’estate adolescenziale, Matia trama con il cugino Borja tra lezioni di latino, sigarette rubate fumate di nascosto e fughe clandestine con una piccola imbarcazione nelle cale più recondite. Compagni di scorribande sono gli altri ragazzini dell’alta borghesia costretti come loro alla reclusione sull’isola, ma anche i giovani del posto, tra cui spicca Manuel, figlio maggiore di una famiglia emarginata da tutto il paese per il quale Matia prova un conturbante sentimento a cui non riesce a dare un nome. Il sordido mondo degli adulti nasconde molte incognite: gli uomini scompaiono misteriosamente, mentre le donne fumano alla finestra scrutando il mare in attesa di un ritorno. È il 1936, la guerra civile appena scoppiata sembra lontana ma quasi segretamente si sta combattendo anche sull’isola, e l’eco del conflitto si fonde con quella dell’Inquisizione e dei roghi di massa degli ebrei avvenuti nei secoli precedenti. La vita insulare è solcata da linee dolorose e divisive, e diventare grandi vuol dire anche scegliere da che parte stare.
«Uno dei libri più belli scritti nella nostra lingua durante il ventesimo secolo. Ho un ricordo che vorrei condividere. All’epoca ne parlai moltissime volte con Julio Cortázar e sua moglie, Aurora Bernárdez. Adoravano questo libro e ne discutevamo con entusiasmo. Ricordo persino che leggevamo insieme l’inizio, con quella descrizione esemplare, davvero magnifica, di una vecchia signora: una delle descrizioni più belle, precise, delicate che io ricordi in un romanzo del nostro tempo». Mario Vargas Llosa
Cari amici vi informiamo che la nostra amica GIOIA FORNARI espone nel ristorante dell’Hotel Saratoga, Paseo Mallorca 6, le ultime creazioni, che sicuramente vi sorprenderanno.
per la pasta all’uovo: * 210g di farina 00 10g di farina di semola di grano duro 120-123g di uova per pasta fresca
per il ripieno:
100g di lombo di maiale 100g di mortadella Bologna 100g di prosciutto di Parma 150g di parmigiano reggiano stagionato 1 uovo noce moscata burro rosmarino aglio sale pepe
Preparazione del riepieno:
per il ripieno, condite il lombo di maiale con sale, pepe, aglio e rosmarino e lasciate insaporire la carne in frigo (meglio se dal giorno prima), poi sciogliete una noce di burro in una padella antiaderente e cuocete il lombo per 2 minuti per lato. Spegnete, ripulite la carne dagli aromi e lasciate raffreddare, poi passatela al tritacarne. Tritate anche il prosciutto e la mortadella e uniteli al maiale.
Aggiungete il parmigiano reggiano grattugiato, la noce moscata, il sale e l’uovo. Lavorate bene l’impasto con le mani in modo da farlo amalgamare bene, poi riponetelo in frigo per 12 ore (io l’ho lasciato per un paio di ore).
Preparazione della sfoglia all’uovo:
Per la pasta all’uovo, mescolate le due farine e formate una fontana con il buco al centro sul piano di lavoro. Al centro della fontana mettete le uova e con una forchetta iniziate a lavorarle con la farina sui bordi. Iniziate poi a impastare a mano per circa 10 minuti fino a ottenere un impasto molto liscio e omogeneo. Formate una palla con l’impasto e avvolgetelo nella pellicola.
Lasciatelo riposare minimo 30 minuti, poi stendetelo con il mattarello oppure con la sfogliatrice.
Chiusura dei tortellini:
Ritagliate tanti quadratini di circa 3 cm di lato (io li faccio un po’ più grandi, di 4cm, ma la ricetta originale prevede che siano molto piccoli). Formate delle palline grandi all’incirca come una piccola nocciola con il ripieno e ponetelo al centro dei quadratini, poi piegateli a metà lungo la diagonale così da formare un
triangolo e poi chiudeteli attorno al dito unendo gli estremi opposti e premendo in modo da saldare la pasta. Disponeteli mano a mano su un vassoio spolverato con un po’ di farina di semola di grano duro. Se non li usate subito congelateli così disposti sul vassoio e quando saranno ben duri trasferiteli in una busta per alimenti.
Il tortellino in brodo va cotto per circa 3-4 minuti in un brodo di carne di manzo (doppione) e gallina.
BRODO DI CARNE (*)
– Ingredienti –
(per 4 porzioni)
700g di carne di cui una coscia di gallina e il resto in manzo
un pezzo di osso di manzo
3 carote medie
2 coste di sedano
1 patata
2 piccole cipolle
1/2 croste di parmigiano
2,5l di acqua
sale
pepe
Adagiate la carne sul fondo della pentola, dopo tutte le verdure, aggiustate di sale e pepe, aggiungete le croste di parmigiano e ricoprite la carne con tutta l’acqua. Chiudete la pentola e cuocete per 2 ore circa da quando inizia a fischiare, abbassando la fiamma al minimo.
(*)Questo brodo é più veloce con la pentola a pressione. 40 minuti circa.
(*)la ricetta originale bolognese
TACCHINO CON AROMI…
AL PROFUMO DI AGRUMI, CON ROSMARINO AGLIO E FOGLIE DI ALLORO
Passate sulla fiamma un tacchino da kg 6, eviscerato e spennato. Con una pinzetta eliminate le pennette residue, quindi sciacquatelo e asciugatelo.
Insaporite il ventre con sale e grani di pepe pestati.
Imbottitelo con un’arancia a quarti e un limone a metà. Unite una cipolla, sbucciata e tagliata in due, 10 spicchi di aglio in camicia, 3 foglie di alloro e 2 rametti di rosmarino. Ricucite il ventre riaccostando la pelle fino a dove è possibile.
Legate il tacchino: appoggiate lo spago (cm 150) sull’imboccatura ventrale, passatelo sotto le zampe, incrociatelo al di sopra e fatelo poi scorrere lungo i fianchi; girate il volatile a petto in giù, passate lo spago sotto le ali e fissatelo.
Spennellate il tacchino con il burro pomatoso e salatelo. Infornatatelo a 170º C per 3 ore circa.
Trascorsa un’ora bagnate con un mestolo di brodo vegetale.
Dopo un po’ deglassate con il fondo, unite un gambo di sedano, una cipolla e una carota a tocchi e portate a cottura.
Servite con il sugo filtrato.
POKE CAKE DI NATALE
Ingredienti:
Per l’impasto:
150 g burro -150g cioccolato fondente -100 ml di latte -3 uova -240 g zucchero – 2cucchiaini di estratto di vaniglia in bacca -150 g farina bianca -50 g frumina paneangeli -30 g cacao amaro -1/2 di lievito
Per farcire e decorare:
1busta di crema al cioccolato -250 ml di latte -250 g di formaggio spalmabile -perline morbide -frutta fresca a piacere.
Sciogli insieme a bagnomaria il burro, il cioccolato e il latte. In una terrina sbatti le uova e lo zucchero fino ad ottenere un composto cremoso e aggiungi l’estrato di vaniglia in bacca.
Setaccia la farina, la Frumina, il cacao e il lievito e aggiungi alle uova.
Con la frusta a mano incorpora delicatamente il tutto senza sbattere, ruotasndo la terrina e muovendo la frusta dal basso verso l’alto, aggiungendo gradatamente il composto di cioccolato.
Distribuisci e livella l’impasto in uno stampo a cerchio apribile (diametro 24), con il solo fondo foderato con carta a fondo.
Cuoci 55-65 minuti sul ripiano inferiore del forno preriscaldato 160ºC), verificando la cottura con lo stecchino.
Prepara la crema al cioccolato con il latte nel modo indicato sulla confezione.
Con la parte terminale del manico di un cucchiaio di legno pratica dei fori su tutta la superficie della torta ben raffreddata.
Con una tasca da pasticciere con bocchetta liscia riempi i fori con 225 g di crema preparata. incorpora alla crema rimasta il formaggio spalmabile e distribuiscila sula torta con l’aiuto di un cucchiaio.
Poni la torta in frigorifero.
Prima di servire, decora la torta con le perline morbide e frutta fresca a piacere.
SALSA ALL’ARANCIA PER IL PANETTONE
Ingredienti:
350 g di latte
50 g di zucchero
70 g canditi d’arancia
maizena
5 tuorli
Cointreau
Scaldate il latte con i canditi tritati,poi versatelo sui tuorli già mescolati con lo zucchero e un cucchiaino di maizena; portate la crema su fuoco basso e, mescolando, lasciatela addensare senza che prenda il bollore.
Aromatizzatela con un goccio di Cointreau, poi versatela nella salsiera e servitela tiepida con il panettone.
BUON APPETITO !!! E BUON NATALE !!!
IL CUOCO
ATTENZIONE
«Stato d’allarme» a MAIORCA FASE 4
MISURE SPECIALI
Limitazione di riunione a 6 persone.
Limitazione della circolazione delle persone nelle ore notturne (dalle ore 22.00 alle ore 6.00).
José Forteza Rey, un orafo molto accreditato, fu il promotore e proprietario di questo edificio unicodi Palma
Girando per le strade centrali di Palma, le quali qualche anni fa erano il quartiere più commerciale della città – Plaza de Cort, le strade di Colon e Jaime II fino a Plaza de Cort- possiamo vedere un edificio unico, Can Forteza Rey. Fu progettato all’inizio del XX secolo, il suo promotore e proprietario era José Forteza Rey, un orafo molto accreditato; inizialmente, l’edificio era destinato a un alloggio di cinque piani. Lo stesso Forteza Rey ha realizzato il progetto della facciata e della decorazione interna. Per le sue caratteristiche, si nota la tendenza modernista dell’Art Nouveau, con una grande influenza del modernismo catalano,in particolare con alcune opere di Gaudi. Forse Forteza Rey incontrò Gaudi, perché lui era orafo della Cattedrale di Palma quando Gaudi lavorava alla riforma del tempio di Palma .
Attira la nostra attenzione la ricca decorazione scultorea dei balconi e dei belvederi, costruiti su pareti piene di temi floreali, vegetali e animali. Nel belvedere del secondo piano si può vedere una faccia mostruosa con due draghi alati; sotto il balcone vediamo una finestra semicircolare tripartita molto particolare. La ricchezza decorativa è dovuta all`utilizzo di frammenti di piastrelle policrome chiamati “trencadis”, posti in modo irregolare e arbitrario, ottenendo così una decorazione forse un po’ pomposa ma con una luminosità speciale. Sembra che la ceramica provenisse da una fabbrica di Maiorca chiamata “La Roqueta. La porta di accesso si trova in Calle de las Monjas,con un bellissimo arco parabolico, soffitti a mosaico e una bella ringhiera in ferro a forma di serpente.
La famiglia conserva le piante originali dell’edificio, firmati da Jose Forteza Rey, Gabriel Juan y Ribas e Jose Alomar, dove si può trovare una certa somiglianza con il lavoro di Domenech e Montaner nel Grand Hotel, ma sembra che il primo disegno sia stato modificato aggiugendo più elementi del modernismo di Gaudi.
L’edificio è stato utilizzato dalla famiglia Forteza Rey fino a poco tempo fa come studio legale, ho avuto l’opportunità di visitare l’ufficio di Ignacio Forteza Rey, decorato con le piante che, suppongo non siano le originali. Non so se ancora sia usato come alloggio, credo che sia stato dichiarato “edificio storico”.
A condividere il piano terra dell’edificio, c’erano i magazzini “El Aguila”, progettati da Gaspar Bennassar e Jaime Alenyar. Essendo uno stabilimento commerciale, aveva bisogno di una maggiore illuminazione interna e dell’uso dello spazio, quindi si pensò a una facciata con grandi finestre e con elementi modernisti che potevano inserirsi nella decorazione dell’edificio, ma con dettagli che, a causa della geometria della composizione, ricordano la tendenza viennese, in particolare la stazione della metropolitana di Karlplatz a Vienna, progettata dall’architetto Otto Wagner.
In tempi recenti, al piano terra dove si trovava la farmacia, abbiamo visto un negozio di abbigliamento , una cioccolateria e ora una caffetteria. Spero che i clienti non solo si godano il caffè, ma guardino in alto e ammirino la bellezza e lo stile di Can Forteza Rey
IN COLLABORAZIONE CON “ESTOL CAPELLETS DE TEULADA”
“S’ALGAR, IL RUMORE PROFONDO”
Una passeggiata lungo la costa frastagliata di Felanitx
Sabato 31 ottobreAndiamo a camminare
Luogo d’Incontro: Davanti a Leroy Merlin dell’Ocimax di Palma (*)
Ora di ritrovo:8:30.Si prega puntualità.
Itinerario: Percorso circolare. Porto Colom- Es Riutó – s’Algar – Ses partions Noves -s’Argentalar -Cala Murada – Cova des Ases- s’Algar -Es Riutó -Sa Capella -Sa Duana -Porto Colom.
Durata: 4 h 30’ circa. 7 km
Difficoltà: Facile. Una parte sopra la roccia ruvida e ritornare attraverso l’interno della macchia.
Trasporto: macchina propria
(*) Per quelli che vengono da fuori Palma l’appuntamento è in la rotonda all’ingresso di Porto Colom, a sinistra accanto al Club Nautico, punto di partenza dell’escursione, alle ore 9:30 e devono comunicarcelo. Si prega puntualità
È necessario iscriversi
Per iscriversi all’escursione si prega di utilizzare l’indirizzo mail