Il Gruppo di lettura italiana (GdLi) è già una realtà ed i posti liberi per partecipare sono pochissimi.
Il primo libro scelto da leggere nel mese di ottobre (incontro di novembre) è «SOSTIENE PEREIRA» dell’autore Antonio Tabucchi.
Antonio Tabucchi
(Pisa, 1943 – Lisbona, 2012)
Narratore, autore di teatro, saggista, docente di letteratura portoghese, traduttore. Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti in Italia e all’estero, dove i suoi libri sono stati tradotti in più di quaranta lingue. Oltre che uno degli scrittori italiani più significativi del secondo Novecento è stato il curatore italiano dell’opera di Pessoa, che ha contribuito a far conoscere in Italia dedicandogli gran parte della sua attività di studioso. Ha collaborato, negli anni, con i più importanti quotidiani italiani e stranieri («Corriere della Sera», «la Repubblica», «L’Unità'», «Il manifesto», «Il Fatto Quotidiano», «Le Monde», «El País», «Diário de Notícias», «La Jornada», «Allgemeine Zeitung»), riviste letterarie («La Nouvelle Revue Française», «Lettre Internationale»…) e di attualità («MicroMega»).
1994
Esce il romanzo Sostiene Pereira (Feltrinelli), che vince, la sera del 17 settembre, il premio «SuperCampiello» dopo aver vinto il premio «Scanno» – Provincia dell’Aquila, il «premio dei Lettori» – Lucca, il premio «Viareggio-Rèpaci» e il Prix Éuropéen Jean Monnet. Il regista Roberto Faenza ne trae il film omonimo (1995) in cui affida a Marcello Mastroianni la parte di Pereira.
Il libro narra la vicenda di un giornalista, appunto Pereira, vissuto durante la lunga oppressione dittatoriale di Salazar in Portogallo, dittatura che nel romanzo è fortemente criticata.
“Il narratore, a cui il protagonista racconta personalmente la sua storia, è esterno e occulto, ovvero non partecipa alla vicenda e non fa avvertire il suo punto di vista attraverso l’inserimento di commenti personali. La focalizzazione è, invece, interna, in quanto è riportato il punto di vista del personaggio principale.
Il protagonista del romanzo è un giornalista cattolico sulla cinquantina (con una discreta carriera alle spalle passata ad occuparsi della cronaca nera di un giornale portoghese), che da qualche tempo segue invece la pagina culturale di un nuovo giornale libero, apolitico (solo teoricamente, poiché il suo direttore è un convinto nazionalista). Pereira, di cui non viene mai fatto il nome, rimasto da poco vedovo di un’amata moglie, malata di tubercolosi, è una persona abitudinaria (e quest’aspetto del suo carattere è sottolineato dallo stile dell’autore che utilizza sempre le stesse espressioni quando si trova a narrare azioni che il protagonista fa abitualmente) ma soprattutto molto sola: in sostanza non ha amici, vorrebbe averne, ma non riesce a fidarsi delle persone che conosce. Per questo gli unici con cui si confida inizialmente sono padre Antonio e la foto di sua moglie….”
FILM
Nel caso possa interessare, il romanzo “Sostiene Pereira” e stato portato al cinema sotto la regia di Roberto Faenza e la musica del maestro Ennio Morricone. Il protagonista del film è Marcello Mastroianni.
IMPORTANTE
Considerazione importante: è difficile trovare un distributore internazionale che spedisca i libri dall’Italia in breve tempo. Ci vuole circa un mese per ottenerlo fisicamente
Suggerimenti per ottenerli
lo. Ognuno di noi può provare ad acquisirlo da solo.
2º. Effettuare l’ordine in una libreria locale (il GdLi ne ha già contattati diversi) con sufficiente tempo affinché arrivino in tempo per essere letti.
Llibreria Embat (Glòria)
Passatge Particular Joan XXIII
07002 Palma
Per questo primo ordine, gli interessati che scelgono la seconda opzione hanno tempo fino a venerdì 10 di settembre per effettuare gli ordini.
gruppoculturaleitalinomaiorca@gmail.com
ATTENZIONE
«MAJORCA, L’ISOLA DEGLI SCRITTORI»
Per il primo incontro saranno stati letti i primi capitoli del libro «Majorca, l’isola degli scrittori», di Franco Mimmi. Le fotocopie di questi capitoli saranno inviate via e-mail ai partecipanti che si sono registrati al GdLi.
Libro assolutamente consigliato con l’isola di Maiorca e il Mediterraneo come sfondi.
“Il Mediterraneo con la sua millenaria avventura e le sue infinite sventure, le sue brezze e i suoi vizi, le sue lingue e i suoi malintesi, i suoi amori e le sue guerre, il suo incredibile patrimonio culturale, la nostra antica infanzia, il nostro futuro imperscrutabile… Circondata da questo mare che è il nostro destino, con la penisola iberica a un lato, quella italica all’altro, la costa africana al sud, c’è Majorca, un’isola piccola ma non molto piccola, un’isola grande ma non molto grande, acqua e sabbia, roccia e alberi, colline fertili e monti scoscesi, un universo in miniatura, una perla.”
«Una stanza senza libri è come un corpo senz’anima» (Marco Tulio Ciceron)
«Quando penso a tutti i libri che mi restano ancora da leggere, ho la certezza di essere ancora felice»(Jules Redard)
Il Festival del cinema italo-spagnolo di Palma ESTIMAR, che sarà celebrato in diverse località dell’isola dal 10 al 14 settembre, giunge alla sua sesta edizione incentrata sul cinema italiano e peninsulare. Ideato e organizzato dall’italiana Gabriella Carlucci, l’evento sarà presentato durante la 78ª Mostra del Cinema di Venezia.
FILMS IN SPAGNOLO
Akelarre, il film con il maggior numero di premi Goya 2021, e Adú, il vincitore per la migliore regia, che porterà il regista Salvador Calvo a Palma, sono due delle proiezioni principali del concorso.
CINEMA IN ITALIANO
All’interno di ESTIMAR puoi vedere Le Favolacce, dei fratelli D’Innocenzo, che presentano il loro film per la prima volta in Spagna dopo aver accumulato diversi premi in Europa.
I drammi con la firma italiana Padrenostro e Volevo Nascondermi, la commedia nera Io e Angela, il film di Desmond Devenish Eddie&Sunny e il thriller spagnolo «La Casa del caracol» completano il programma della sesta edizione del concorso.
Con l’arrivo del mese di settembre ed alle porte dell’autunno, il Gruppo Culturale Italiano di Maiorca riprende le sue attività.
La grande novità di questo nuovo corso sarà la creazione di un gruppo di lettura di opere in italiano a livello B2 e C1.
Ogni secondo giovedì del mese gli interessati a far parte di questa nuova iniziativa si ritroveranno per commentare il libro prescelto.
Il luogo prescelto per l’incontro potrà variare di mese in mese e sarà comunicato in tempo utile.
“Un gruppo di lettura è formato da persone che leggono da soli un libro scelto in comune. Un gruppo di lettura no fa, dunque, lettura di gruppo. Massimo 15-20 persone. Per il piacere di leggere insieme.
Regole sì, obblighi no. Considerato che la lettura, specie in gruppo, deve essere un piacere da condividere, allora se il libro scelto non vi piace, potete fare la cosa più semplice del mondo. Saltare un turno”.
La discussione nei gruppi di lettura, funziona meglio se guidata da un moderatore, in alcuni gruppi chiamato “maestro di gioco” in altri “facilitatore”.
Il moderatore di questo gruppo (GdL) sarà la professoressa Cecilia da Grazia.
Per registrasi inizialmente è necessario utilizzare la mail: gruppoculturaleitalianomaiorca@gmail.com
Prima delle fine del mese gli interessati devono comunicarlo per poter ordinare il primo libro di lettura.
Nei prossimi giorni verrà comunicata la prima lettura (un piccolo testo) che verrà inviata solo a coloro che hanno effettuato la relativa registrazione.
Il primo incontro si svolgerà il secondo giovedì d’ottobre, giorno 14, alle ore 18:30, con una durata massima di un’ora e mezza, a Brocante, Calle Ramon y Cajal, 7, e l’unico requisito sarà quello di fare una consumazione. Massimo 15 persone.
Nei prossimi mesi sarà possibile concludere con una cena.
VENERDÌ DI CONVERSAZIONE
Riprenderemo i venerdì di conversazione. L’ultimo venerdì di ogni mese, alle 18.30, possiamo incontrarci per praticare e migliorare la lingua italiana. Il livello di conversazione sarà B2 e C1. Massimo 10 persone.
Questa attività è l’unica a pagamento e ha un costo di €7.
Tutti gli interessati devono comunicarlo attraverso la mail:
gruppoculturaleitalianomaiorca@gmail.com
Recupereremo, se la situazione pandemica ce lo permetterà, attività che un tempo erano comuni e già consolidate: “Alla scoperta di Maiorca”, l’ultimo sabato di ogni mese, il cinema in italiano, conferenze, chiacchierate, e alcuni corsi di cucina italiana.
Prosegue la “Biblioteca condivisa” di libri in italiano e la nuova iniziativa cominciata l’anno scorso di far conoscere e di pubblicare brevi scritti e racconti in italiano di persone che vogliano aderire a questa iniziativa.
Dopo una stagione molto complicata, affrontiamo questa nuova tappa con rinnovato ottimismo e grande entusiasmo.
La Sardegna fa parte dell’Italia una regione fantastica dalle città dai monti al spiagge con una cultura particolare e le sue tradizioni ancora oggi molto sane o conosciuto tantissimi sardi molto seri con sani principi e onesti
Lo Statuto è la Carta fondamentale della Sardegna. Sin dal 1948, l´articolo 116 della Costituzione ha previsto speciali condizioni di autonomia per la nostra isola e per altre quattro regioni.
Lo Statuto speciale, approvato con legge costituzionale nel 26 febbraio 1948, ha disciplinato il potere di legiferare in maniera esclusiva su alcune materie elencate dallo Statuto (ad esempio: ordinamento degli enti locali, edilizia urbanistica, agricoltura e foreste). In altre materie(come sanità, assistenza pubblica), la Regione può legiferare nell’ambito dei principi stabiliti con legge dello Stato.
La popolazione censita in Sardegna al 31 dicembre 2019 ammonta a 1.611.621 unità.
La sua estensione non è da sottovalutare: la Sardegna è grande - sette volte più grande di Maiorca - e così diversificata nei paesaggi che il viaggiatore curioso cerca di non perdersi nulla.
Situata al centro del Mediterraneo, con un territorio prevalentemente montuoso ma privo di alte vette, la Sardegna regala al visitatore un ambiente naturale unico, nello stesso tempo aspro e dolcissimo. L’uomo, infatti, è in certe zone quasi una rara presenza; vaste superfici sono rimaste magicamente intatte, abitate da cervi, cavalli selvatici e grandi rapaci e sono ricche di piccole zone desertiche, stagni e boschi rigogliosi con alberi anche millenari.
Il mare regna incontrastato con i suoi colori e si insinua nelle calette tortuose, lungo le coste e le spiagge, nelle località più frequentate. La costa Smeralda con la sua perla, Porto Cervo, ne è un esempio. Il suo Porto Vecchio è considerato il più attrezzato porto turistico del Mediterraneo.
Chi al mare preferisce la montagna potrà andare alla scoperta della regione del Gennargentu, il più vasto complesso montano della Sardegna, con i suoi pittorici scenari dove la natura occupa un posto di primo piano. Molto ricca la flora e la fauna con i suoi mufloni, aquile reali, cervi sardi e varie specie ormai sull’orlo dell’estinzione.
Tra le sue meraviglie, la Sardegna offre al visitatore i complessi nuragici sparsi su tutto il territorio, monumenti unici al mondo che testimoniano una cultura antica e ancora in parte misteriosa che va dal XV al VI secolo a C. I Nuraghi– costruiti con grandi blocchi di pietra – si sviluppavano intorno ad una torre centrale a forma di tronco di cono che trasmette una sensazione di solidità e potenza. Si tratta di siti archeologici dove si possono ancora cogliere i segni di antiche ritualità e di vita domestica dal fascino arcaico. Tra i tanti, il complesso di Barumini in provincia di Medio Campidano è nella lista del patrimonio mondiale UNESCO.
LA CUCINA SARDA SEMPLICE E RICCA DI INGREDIENTI NATURALI
La cucina sarda soddisfa i palati più esigenti con il suo gusto semplice e ricco di ingredienti naturali. L’ingrediente principale è il grano, lavorato nel suo prodotto più conosciuto, il pane carasau, ma anche come base per i famosi malloreddus, culurgiones e la fregola.
Non si può andar via dall’isola senza aver assaggiato il gustoso porceddu, maialetto da latte cotto alla brace e servito su vassoi di sughero cosparsi di rami di mirto. Chi ama i sapori del mare non potrà fare a meno di provare l’aragosta algherese, la bottarga di Cabras e il tonno di Carloforte. Altra prelibatezza per i piatti a base di pesce sono la zuppa di arselle e gli spaghetti ai ricci di mare.
Anche salumi e formaggi sono prodotti locali della cucina locale più saporita, tra i quali il più famoso è sicuramente il pecorino sardo.
E per accompagnare le saporite pietanze sarde, il territorio propone vini di ottima qualità come il Vermentino di Gallura o Cannonau. Ottimo anche il liquore di mirto. Ottimi prodotti agricoli e piatti sardi sono alla base della ‘dieta dei centenari’. Gli alimenti a chilometro zero, ricchi dal punto di vista nutrizionale, spesso prodotti dagli stessi consumatori, associati ad un ritmo di vita che includa un tranquillo riposo e una sana attività fisica, sono il segreto dell’elisir di lunga vita. Sull’isola si assaporano ancora oggi specialità che spesso vengono tramandate di generazione in generazione e continuano ad essere preparate come secoli fa.
FREGOLA CON ORTAGGI ARROSTITI E CAPPERI FRITTI(*)
400 g di fregola (*)
3 melanzane
6 grappolini di pomodorini ciliegini
100 g di capperi sotto sale
1{2 limone
1 ciuffo di basilico
1 spicchio di aglio
olio d’oliva extravergine
sale
Sciacquate i capperi e lasciateli a bagno in acqua fredda cambiandola di tanto in tanto. Schiacciate in una ciotolina l’aglio sbucciato, mescolatelo con 6-7 cucchiai di olio e una presa di sale e lasciate insaporire per 10’.
Nel frattempo, lavate le melanzane e tagliatele a metà nel senso della lunghezza. Incidete la polpa con tanti tagli profondi creando un reticolo e sistematele su una placca foderata con carta di forno. Disponete intorno i grappolini di ciliegini. Filtrate l’olio all’aglio, mescolatelo con il succo e la scorza grattugiata del limone e condite gli ortaggi. Informate le teglia a 200º per 20’ circa, o finché la melanzane saranno ben colorite.
Lessate la fregola in abbondante acqua bollente salata. Intanto, scolate i capperi, tamponateli con carta da cucina e friggeteli in olio caldo per 10-20 secondi; scolateli su carta per fritti. Scolate la fregola, conditela con un fili di olio e servitela con sopra gli ortaggi arrostiti, i capperi e qualche fogliolina di basilico.
MAIORCA: CUCINA MULTICULTURALE
Maiorca. Una superficie di appena 3640 chilometri quadrati, sette volte più piccola della Sicilia, ma cinque volte più grande di Minorca. Da un capo all’altro, de Sant Elm a Cap Formentor, misura 100 chilometri circa, ed è larga da 60 sino a 90 chilometri. Maiorca, dalla forma trapezoidale, giace nel Mediterraneo alla stessa distanza da Barcellona, Valencia e Algeri, circa duecento chilometri, il punto di incontro fra Europa e Africa.
La cucina di Maiorca è una cucina multiculturale. È debitrice alle popolazioni che si sono susseguite sul suo suolo. I maiorchini accolsero volentieri questi suggerimenti. Molte ricette risentono di influenze arabe e perciò è d’uso comune mescolare albicocche, mandorle, pinoli e uva passa con cannella, capperi e anice per la gioia dei palati.
A Maiorca si consuma per lo più carne di maiale. Il porc negre deriva da un incrocio della razza celtica Sus scorfa ferns con quella iberica Sus scorfa mediterraneus. Sa matança è uno degli eventi più importanti e nessuna sua parte veniva scartata. I maiorchini inventarono la sobrassada, una salsiccia piccante che poteva essere conservata in cantina.
Accanto al maiale, molto amata è la saporita carne d’agnello. Essa viene cotta nel forno a legna e condita con rosmarino, timo e aglio. Anche il coniglio e il pollo ruspante sono protagonisti di molti piatti gustosi, tra essi ricordiamo il coniglio con cipolle, conill amb ceba.
Il frit , les sopes, el tumbet i el pa moreno, per godere un buon pa amb oli i tomàtiga, si trovano anche nella cucina dell’isola.
L’offerta di dolci è quasi inesauribile. Al termine di un ricco pasto, è d’obbligo provare l’ensaïmada, la famosa ciambella di Maiorca, oppure la torta di mandorle servita con gelato alla mandorla.
TUMBET
Ingredienti:
1 kg di pomodori maturi (per il sugo)
8 spicchi di aglio
4 belle melanzane mature
2 zucchine verdi sode
4 peperoncini verdi
2 peperoncini rossi
10 patate tagliate a fette sottili
olio extravergine di oliva
2 o 3 foglie di alloro
sale e pepe
Tagliare a fette le melanzane e le zucchine, cospargerle di sale e lasciale spurgare per 30’. Lavare i peperoncini, tagliarli a metà, togliere il cuore e i filamenti interni e tagliarli a pezzetti. Sbucciare le patate, tagliarli a fette e asciugarle con un canovaccio.
Per preparare il sugo di pomodoro tagliare innanzitutto ii pomodori a pezzetti. Far soffriggere in una casseruola di ghisa unta con l’olio di oliva quatto spicchi d’aglio sminuzzati, le foglie di alloro e aggiungere i pomodori. Lasciare cuocere a fuoco lento.
Scaldare l’olio di oliva in un seconda casseruola, lasciar friggere le patate, farle sgocciolare e metterle in unagreixonera(la tipica pentola maiorchina). Friggere le melanzane e le zucchine nell’olio rimasto e farle sgocciolare per poi disporle a strati sopra le patate.
Far friggere ora peperoncini tagliati a pezzetti con le restanti teste d’aglio schiacciate, far sgocciolare e disporre sopra alle patate, le melanzane e le zucchine. È importante che sopra e all’interno delle verdure resti meno olio possibile. Per andare sul sicuro, una volta fare sgocciolare, è possibile asciugare l’olio rimanente della verdura con la carta da cucina.
Cospargere le preparazione con sale e pepe, far passare il pomodoro in u n setaccio e distribuirlo sopra le verdure.
Questo piatto si può servire, caldo, freddo o anche riscaldato il giorno successivo.
Buon appetito!!
Il Cuoco
(*)La fregola sarda, detta anche fregala, è una pasta tipica della Sardegna, in particolare della provincia del Medio Campidano. Simile al cous cous, tanto da essere chiamata anche “cous cous italiano”, è costituita da piccole palline di grano, lavorate a mano e tostate. Sono tante le curiosità che la riguardano ma la più interessante è che questa pasta è prodotta in Sardegna da più di 1000 anni.
Anche se le origini non sono propriamente note, si pensa che questo piatto si sia diffuso in Sardegna portato dal popolo fenicio e da quello cartaginese. Senz’altro il nome è, invece, di origine latina e significa appunto “briciola”.
La fregola può essere preparata in tantissime versioni, unita anche a tanti ingredienti diversi. Viene preparata con pesce, vongole, cozze o condita semplice con del buon olio d’oliva. Ogni ricetta è una vera e propria scoperta, ricca di tradizione e gusto.
Prepararne qualcuna è davvero semplice e anche la cottura è molto semplice da seguire. Vediamo insieme trucchi, consigli e idee per realizzare gustose ricette. Scoprite i tempi di cottura della fregola sarda, come condire la fregola e tante sfiziose ricette (ad esempio la fregola con fagioli).
QUANDO VIAGGIARE ERA UN’ARTE/Il romanzo del Grand Tour
CUANDO VIAJAR ERA UN ARTE/La novela del Grand Tour
Quando viaggiare era un’arte. Il romanzo del Grand tour
Nel Grand Tour, intrapreso per oltre due secoli da intellettuali e rampolli dell’aristocrazia europea, l’esperienza del viaggio diventa strumento di formazione. Si partiva per confrontarsi con l’ignoto, per «strofinare il proprio cervello contro quello degli altri», come diceva Montaigne, per conoscere le vestigia delle civiltà antiche. È della dimensione storica e letteraria del viaggio che trattano queste pagine, compresi gli aspetti materiali, tanto romanzeschi quanto misconosciuti, interrogandosi anche sul ruolo e il destino del viaggiatore nel mondo contemporaneo, quasi a verificarvi la perdila di un’affascinante occasione d’avventura intellettuale e di una nobilissima arte.
Il Grand Tour era un lungo viaggio nell’Europa continentale intrapreso dai ricchi dell’aristocrazia europea a partire dal XVII secolo e destinato a perfezionare il loro sapere con partenza e arrivo in una medesima città. Aveva una durata non definita e di solito aveva come destinazione l’Italia.
Il termine turismo e più in generale il fenomeno dei viaggi turistici odierni come cultura di massa ebbero origine proprio dal Grand Tour.
Durante il Grand Tour, i giovani imparavano a conoscere la politica, la cultura, l’arte e le antichità dei paesi europei. Passavano il loro tempo facendo giri turistici, studiando e facendo acquisti.
L’Italia con la sua eredità della Roma antica, con i suoi monumenti, divenne uno dei posti più popolari da visitare. Oltre alla conoscenza del mondo antico, gli inglesi vennero così a contatto con le opere di Palladio a Venezia e nel Veneto e con il Neoclassicismo a Napoli. Durante il viaggio i giovani potevano acquistare, secondo le loro possibilità e i mezzi, numerose opere d’arte e cimeli, e visitare le rovine di Roma, ma anche di Pompei ed Ercolano che erano state riscoperte recentemente (a partire dal 1748). Tra le tappe più importanti del tour vi era sicuramente la visita al Lago di Como e in particolare a Lierna e a Fiumelatte, a Napoli ai Campi Flegrei che offrivano la possibilità di visitare sia siti archeologici che fenomeni naturali, quali l’attività vulcanica. Ne dà esempio Goethe nel suo Viaggio in Italia.
ATTILIO BRILLI, CRITICO LETTERARIO, DOCENTE E TRADUTTORE ITALIANO, MA SOPRATTUTTO STORICO DELLA LETTERATURA DI VIAGGIO
Attilio Brilli (Sansepolcro, 29 di marzo 1936) è un critico letterario, docente e traduttore italiano, storico della letteratura di viaggio.
Professore ordinario di Letteratura angloamericana all’Università di Siena e di Arezzo, si è occupato di letteratura anglofona (in particolare Swift e la satira inglese, Stevenson, James, Ruskin e altri scrittori inglesi, scozzesi, irlandesi e statunitensi), ma soprattutto di memorie di viaggio e del mito del Grand Tour, diventando uno dei più esperti e prolifici ricercatori nel campo della letteratura di viaggio. È stato presidente della Fondazione Museo civico di Sansepolcro. Ha collaborato a riviste come «Studi urbinati di storia, filosofia e letteratura» e alle pagine culturali di giornali, come «Il Sole 24 Ore».
Ritenuto uno tra i massimi storici della letteratura di viaggio, è autore di numerosi testi storici e interpretativi sull’argomento, tra i quali vanno citati lo studio sulla pratica del Grand Tour Quando viaggiare era un’arte (1995), gli itinerari evocativi tracciati nell’Italia centrale e descritti ne Il viaggiatore immaginario (1997), l’opera enciclopedica sulla pratica del viaggio in Italia dal Medioevo a oggi Il viaggio in Italia. Storia di una grande tradizione culturale (2006), le indagini sul viaggio come scoperta di un mondo altro de Il viaggio in Oriente (2009) e quelle sul viaggio come esplorazione e conquista illustrati in Dove finiscono le mappe (2012) e in Mercanti avventurieri. Storie di viaggi e di commerci (2013), in cui sono descritte le epiche imprese dei mercanti del Medioevo che aprirono nuove vie ai commerci fra Oriente e Occidente. Tra i suoi lavori più recenti occorre citare Gerusalemme, La Mecca, Roma. Storie di pellegrinaggi e di pellegrini e Il grande racconto del viaggio in Italia. Itinerari di ieri per viaggiatori, entrambi editi nel 2014, la curatela del volume collettaneo La Mecca rivelata. Avventure di esploratori europei nelle città sacre dell’Islam (2015), Il grande racconto dei viaggi d’esplorazione, di conquista e d’avventura (2015),Il grande racconto delle città italiane (2016) e Gli ultimi viaggiatori nell’Italia del Novecento (2018); nel 2020, Le viaggiatrici del Grand Tour. Storie, amori, avventure e Il grande racconto del favoloso Oriente.
Traduzione di José Ramón Monreal
¿Qué es el arte de viajar en nuestros días, cuando los desplazamientos se han vuelto obligatorios e incesantes? En otras épocas, aquellos que tenían ocasión de peregrinar a sus anchas supieron practicarlo como uno de los más refinados. El Grand Tour, emprendido entre los siglos xvii y xix por los miembros de las clases altas en compañía de auténticos eruditos que les hacían de guías, es la mejor ilustración de ello. Este viaje a través de Europa, y más específicamente hacia Italia, constituía una experiencia didáctica cuyo objetivo era la formación del joven noble. Se partía para enfrentarse con lo foráneo y para conocer los vestigios de las civilizaciones antiguas, y era, sobre todo, una respuesta a la vieja exigencia formulada por Montaigne: «Se debe viajar para conocer el espíritu de los países que se recorren y sus costumbres, y para frotar y limar nuestro cerebro con el de los demás». Reconstruir la historia artística y literaria del Grand Tour significa también examinar sus aspectos materiales: los medios de transporte, las formas y normas de la hospitalidad, el trasfondo social de los viajeros y la percepción que sus contemporáneos tenían de estos aristócratas fuera de sus países. Attilio Brilli nos abre las puertas de esa dimensión histórica y literaria del viaje, mostrando el desarrollo del Grand Tour como una prolongación del humanismo. Al final de sus páginas entenderemos no sólo en qué consistió, en otro tiempo, el arte de viajar, sino también que su desaparición supuso el fin de una de las formas más bellas de la aventura intelectual.
Nei campi dei dintorni del villaggio di Llubí, ormai da millenni ci si occupa assiduamente di coltivazioni. Nessuna meraviglia: infatti il suolo è fertile e la vicina Serra de Tramuntana ripara dal vento la vegetazione. Già nel primo millennio, i mori avevano edotto gli abitanti di Llubí sulle ingegnose tecniche di irrigazione, di terrazzamento e di conservazione. Perciò le strette viuzze del villaggio, con le loro piccole e basse case di pietra, erano già luoghi di trasbordo per vino ed erbe, frutta e verdura , ma sopratutto per il re dei prodotti di Llubí il cappero.
La taparera, che tanta gloria ha procurato a Llubí, giunse probabilmente sull’isola nel periodo precristiano, con i cartaginesi. Ma la coltivazione vasta scala dei capperi fu documentata per la prima volta nel territorio di Llubí solo nel 1789. Tuttavia, prima che potesse stabilirsi un’industria vera e propria dovettero trascorrere altri due secoli o poco meno.
Infatti fu solo nel 1977 che Joan Rosselló fondò una fabbrica di conserve, che inizialmente trattava prevalentemente le olive ma che presto si specializzò nella lavorazione dei capperi.
Oggi Llubí, insieme a qualche altro villaggio come Campos, è il principale produttore di capperi di Mallorca.
I capperi crescono su una piantina le cui radici possono penetrare nel suolo per vari metri di profondità. La taparera è una pianta che ha scarse esigenze, e mantiene il suo colore verde carico anche quando altre piante hanno già da tempo rinunciato alla lotta contro lo spietato sole stivo. La raccolta avviene poco prima dell’apertura dei boccioli. Poiché i capperi sono piccolissimi, la raccolta risulta relativamente difficile e faticosa. Inoltre i boccioli, che sono molto delicati, devono essere maneggiati con molta attenzione affinché escano indenni dalla raccolta. Questo vale soprattutto per i boccioli giovani e piccoli, che sono considerati i capperi migliori, e di conseguenza sono anche i più costosi.
Ancora oggi i capperi vengono raccolti a mano, operazione resa ancor più difficile dal fatto che il cespuglio protegge gli steli che portano i fiori con delle spine: i boccioli devono essere staccati con un movimento della rapido e deciso. E per proteggersi dagli attacchi pungenti delle spine, durante la raccolta i raccoglitori indossano lunghi guanti che proteggono le braccia fino al gomito.
I capperi vengono infine trasferiti in vasetti di vetro e ricoperti di aceto di vino leggero (envinagrat); sono così pronti per la vendita e il consumo.
I maiorchini li mangiano per lo più direttamente dal vasetto con pa amb oli, il famoso pane con olio di oliva e pomodoro. Tuttavia, la cucina popolare dedica loro un posto d’onore impiegando nella preparazione di piatto chiamato llengua amb tápares e consistente in lingua di maiale o di vitello condite con i capperi, che conferiscono al piatto e alla salsa un gusto particolarmente acidulo.
PRODOTTO TIPICO SICILIANO
l cappero è ampiamente diffuso e coltivato fin dall’antichità in tutto il bacino del Mediterraneo, in particolare in Sicilia (chi non conosce i capperi di Pantelleria?), ragion per cui sono stati inseriti nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P. A. T.) come prodotto tipico siciliano.
Come conservare i capperi sotto sale I capperi (boccioli di un piccolo arbusto) e i cucunci (ovvero il frutto che nasce dal cappero), sono largamente utilizzati in cucina, per arricchire primi o secondi piatti, per insaporire insalate e piatti freddi, per condire friselle e bruschette, insomma…si prestano ad ogni preparazione.
Ma per consumarli, è necessario prima conservarli ed esistono due metodi di conservazione: sott’aceto e sotto sale.
Se la conservazione sott’aceto consente di utilizzare subito i capperi, quella sotto sale prevede un tempo di maturazione, ma quest’ultimo è il metodo che io preferisco perché non altera, ma anzi, esalta il sapore deciso dei capperi.
Allora, vediamo come conservare i capperi sotto sale.
Ingredienti per i capperi sotto sale
500 g capperi
400 g sale
Preparazione dei capperi sotto sale
I capperi sotto sale, dopo 40 giorni di buio, sono pronti per essere consumati, è importante, però, dissalarli prima di consumarli, sciacquandoli con acqua.
Preparati in questo modo, potete conservarli fino a 2 anni.Noi li utilizziamo molto per condire le nostre amate friselle, oppure in alcuni primi piatti, o ancora per condire insalate e piatti freddi e -in queste occasioni- preferiamo semplicemente sciacquarli ed utilizzarli subito, ma se volete, potete dissalarne una piccola quantità e conservarla in un piccolo vasetto, coperti con olio evo, in frigo, pronti all’uso.
Ed ecco, come preparare i capperi sotto sale.
LLENGUA AMB TÁPERES (Lingua ai capperi), ricetta tipica maiorchina
Ingredienti:
1 lingua di vitello (1kg -1,3 kg)
sale
strutto
3 cipolle sbucciate e tagliate a dadini
2 pomodori medi sbucciati, privati dei semi e tagliati a dadini
4 foglie di acetosa tagliuzzate finemente
2 coste di sedano tagliuzzate finemente i foglia di alloro
4 rametti di prezzemolo tritato finemente
60 g di capperi
4 capperi grossi (taperons)
pepe nero macinato grossolanamente
cannella
Pulire la lingua e lavarla accuratamente. Metterla in una pentola, coprirla di acqua fredda e salarla. Portare l’acqua a ebollizione a fiamma moderata e lasciarla sobbollire per circa 45 minuti. Alla fine togliete la lingua dalla pentola, passarla sotto l’acqua fredda e spellarla. Mettere da parte il brodo di cottura.
Fare fondere lo strutto in una greixonera, la pentola di cotto maiorchina, unire la lingua con le cipolle e i pomodori e farli rosolare brevemente prima di aggiungere l’acetosa, il sedano, l’alloro, il pepe nero e il prezzemolo. Coprite il tutto con una parte del brodo. Fare stufare la lingua a fiamma media per mezz’ora circa. Togliete la lingua dalla salsa. Passare la salsa in setaccio . Unirvi i capperi e i caperons e un pizzico di cannella. Affettate la lingua e cospargerla con la salsa ai capperi.
Es Baluart Museu, a Palma, accoglie il Festival Internacional del Llibre i del Cinema d’Art (FILAF) con una selezione di proiezioni dell’ultima edizione di questo evento che si è celebrato a Perpignan dal 2011.
«La vita del collezionista definitivo» di Roberto Delvoi (2021) racconta la vita del collezionista italiano Francesco Conz.
Attività gratuita previa registrazione.
Auditori Es Baluart Museu
22 luglio 19.00
Conz. The Ultimate collector’s life de Roberto Delvoi (2021)
Durata: 59 min. Prod. Ipnose Studio
Idioma: italiano; sottotitoli in inglese
La vita del collezionista definitivo di Roberto Delvoi (2021) Premiato con la FILAF d’Or. Racconta la vita del collezionista italiano Francesco Conz, uno dei personaggi più controversi della storia del collezionismo d’arte, il cui nome continua a suscitare dibattiti e polemiche. Conz ha cercato di superare il confine che separa la vita dall’arte. Imprenditore veneziano, a metà degli anni ’70 decise di lasciare tutto ciò che aveva per dedicarsi con grande determinazione alla sua divorante passione per le avanguardie artistiche della seconda metà del ‘900 (Fluxus, Azionismo Viennese, Poesia Sonora, ecc. ) sarebbero diventati una vera ossessione fino alla tragica fine.
L’adolescente ribelle Matia viene mandata a trascorrere i mesi estivi con la ricca nonna sull’isola di Maiorca
Traduzione di Maria Nicola
Ana María Matute, scrittrice di spicco del Novecento spagnolo, torna nelle librerie italiane con uno dei tasselli fondamentali della sua opera: uno straordinario, luminoso romanzo sulla perdita dell’innocenza. Espulsa dal convento dove studiava dopo aver dato un calcio alla priora, abbandonata dal padre e orfana di madre, l’adolescente ribelle Matia viene mandata a trascorrere i mesi estivi con la ricca nonna sull’isola di Maiorca: un luogo al tempo stesso incantato e malvagio, dove si scontrano odi antichi e passioni odierne mentre il sole brucia attraverso le vetrate e il vento si lacera contro le agavi. Nella calda e opprimente quiete di un’estate adolescenziale, Matia trama con il cugino Borja tra lezioni di latino, sigarette rubate fumate di nascosto e fughe clandestine con una piccola imbarcazione nelle cale più recondite. Compagni di scorribande sono gli altri ragazzini dell’alta borghesia costretti come loro alla reclusione sull’isola, ma anche i giovani del posto, tra cui spicca Manuel, figlio maggiore di una famiglia emarginata da tutto il paese per il quale Matia prova un conturbante sentimento a cui non riesce a dare un nome. Il sordido mondo degli adulti nasconde molte incognite: gli uomini scompaiono misteriosamente, mentre le donne fumano alla finestra scrutando il mare in attesa di un ritorno. È il 1936, la guerra civile appena scoppiata sembra lontana ma quasi segretamente si sta combattendo anche sull’isola, e l’eco del conflitto si fonde con quella dell’Inquisizione e dei roghi di massa degli ebrei avvenuti nei secoli precedenti. La vita insulare è solcata da linee dolorose e divisive, e diventare grandi vuol dire anche scegliere da che parte stare.
«Uno dei libri più belli scritti nella nostra lingua durante il ventesimo secolo. Ho un ricordo che vorrei condividere. All’epoca ne parlai moltissime volte con Julio Cortázar e sua moglie, Aurora Bernárdez. Adoravano questo libro e ne discutevamo con entusiasmo. Ricordo persino che leggevamo insieme l’inizio, con quella descrizione esemplare, davvero magnifica, di una vecchia signora: una delle descrizioni più belle, precise, delicate che io ricordi in un romanzo del nostro tempo». Mario Vargas Llosa
Cari amici vi informiamo che la nostra amica GIOIA FORNARI espone nel ristorante dell’Hotel Saratoga, Paseo Mallorca 6, le ultime creazioni, che sicuramente vi sorprenderanno.