CENA D’INIZIO STAGIONE

RISTORANTE CA’N FRASQUET

2 GIUGNO 2016

ORE 21.00

fotoca'n fresquetIndirizzo: carrer Orfila, 4 (tra Plaza Mercat e carrer San Nicolau)

MENÙ

ANTIPASTO A BUFFET

Antipasto misto a finger-food con vassoi misti di aperitivi

Caprese (mozzarella e pomodoro)

Formaggi misti – Salumi misti – verdure grigliate

Vitello tonnato – Carpaccio di manzo

Taboulet – insalata di riso – insalata di pasta

Aperitivi misti – Canapé

PASTA

Pasta ripiena:

Selezione di cuori gialli (ripieni di formaggi) e rossi (ripieni di mozzarella di bufala e basilico) con salsa alla crema sottile e salsa di pomodorini e pesto

DESSERT

Panna cotta dello Chef bicolore con salsa di frutti rossi e Embatumats maiorchino

VINI

Una bottiglia di vino ogni 4 persone

Nero d’Avola (rosso) o Inzollia (bianco)

Acqua con gas o naturale

PREZZO: 28,50 EURO a persona

IMPRESCINDIBILE!!!

ABBIAMO TEMPO PER PRENOTARE FINO AL 30 MAGGIO

gruppoculturaleitalianomaiorca@gmail.com

 

LA NOTTE DI PASQUINO

CINEMA IN ITALIANO

Martedì 7 giugno

In Ca’n Escursac, 4 alle ore 19.05

Per terminare il ciclo dedicato al «Cinema in italiano» di quest’anno, abbiamo programmato  «La notte di Pasquino», film di 2002, con Nino Manfredi. Il film fa seguito all’attività svolta la settimana scorsa a cura di Cecilia de Grazia, dal titolo «Le statue parlanti di Roma».

caratula lenottedipasquinoLA NOTTE DI PASQUINO

(film di Luigi Magni, 2002, con Nino Manfredi, Fiorenzo Fiorentini, Cinzia Mascoli, Antonia Liskova, Tullio Sorrentino)

Tutto in una notte, a Roma, nel 1870, mentre le truppe italiane si preparano a sparare per aprire la breccia di Porta Pia, nel ghetto viene rapito un neonato che si deve far passare come figlio di Galeazzo della Gensola, un nobile scioperato che, altrimenti, non potrebbe ereditare nulla. Nel tentativo di ritrovare il piccolo prima che venga battezzato, il rabbino coinvolge oltre a Pasquino, che di notte gira nella carrozza guidata dal suo fido cocchiere per attaccare le sue ‘poesiole’ alle statue di Roma, anche Jenny, una bella americana libertaria, e Andrea, un giovane rivoluzionario.

IMPORTANTE!!!

Si prega di confermare per problemi di spazio

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SCRIVERE IN ITALIANO

IL “VIGILANTE” DEL CAFFÈ ALBANO/ Anonimo

fotocaffè1

Mi chiamo Attila e sono oriundo dal paese delle aquile, ma vivo in Italia da tanti anni, che non mi ricordo della data precisa del mio arrivo. Soltanto posso dirvi che ho raggiunto lo Stivale dopo che i miei genitori sono morti, quando io ero un adolescente senza ancora nessuna esperienza. I miei unici beni e ricchezze erano il mio desiderio di lavorare e il mio spirito obbediente e onesto, che i miei genitori mi avevano inculcato.
Da piccolo, nel mio povero e aspro comune, ho dovuto lasciare la scuola e aiutare la mia famiglia lavorando , dato che i soldi non bastavano mai . Facevo piccoli lavori in un albergo vicino a casa mia. In quell’albergo vi giungevano molti turisti italiani, che erano molto buoni e rispettosi con me. Io mi meravigliavo del suono della loro lingua , cosí dolce e diversa dalla nostra.
Per questo motivo sono emigrato in Italia, quando sono rimasto orfano. Qui ho lavorato, sempre con le imprese turistiche, mi sono sposato e ho avuto una grande famiglia con figli e nipotini.
La fortuna ha premiato il mio zelo. Dopo anni di lavoro ho potuto acquistare questo bar, che ho battezzato Caffé Albano, nel centro della città.
Tanti anni dietro il bancone oppure servendo ai tavolini mi hanno fornito un’ ottima conoscenza della natura umana: posso leggere il pensiero e le domande di ciascuno guardandolo soltanto negli occhi. Per questo motivo i miei discendenti mi hanno affidato questo lavoro: fare il “vigilante” nel salone principale del caffé. Questo rappresenta per me un impegno facile, posso restare seduto e dopo tanti anni stando in piedi, mi pare il sommo della felicità.
Oggi il salone è pieno e i tavoli sono tutti occupati. Ma per disgrazia solo il dottor Angelo. mi sembra felice; tutti gli altri li vedo preoccupati, o ancora peggio, arrabbiati.
Il dottore é un uomo gentile e simpatico; siede alla mia sinistra e vedo che aspetta il cameriere senza dimostrare fretta.
Più vicino a me , nel centro si trova una coppia che conosco da tempo: il signor e la signora B. Hanno un negozio vicino al bar e stanno per incominciare il pranzo. La moglie ha dovuto avere un sacco di pazienza: al marito interessa solo il denaro e lo sport. Lo so di certo; da dove sono seduto si sente fino alla conversazione più intima.
Alla mia destra , come al solito, il signor C ha dimenticato di togliersi il cappello, mentre mangia con appetito. Sempre lo stesso .
Sullo sfondo, alcuni amici stanno celebrando la riuscita di un’attività redditizia.
Alla fine della sala a sinistra il signor D. sgrida il cameriere probabilmente senza una buona ragione.
Vedo tutti e sento tutti , ma nessuno osa parlarmi. La mia immagine è appesa in un quadro in mezzo alla stanza: e poi credono che i dipinti non abbiano la loro anima!!

ALLA SCOPERTA DI MAIORCA

SA DRAGONERA (*)

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28 DI MAGGIO ANDIAMO A CAMMINARE

Durata: 4 ore circa

Trasporto: macchina propria

Ora di partenza: 8:30

Luogo di incontro: C/ Bisbe Pere de Puigdorfila. Parcheggio Cines Ocimax/Leroy Merlin. Angolo con ristorante Nimo’s.

Ritorno previsto: ore 15:30 circa. Dopo pranzo.

(*) In attesa di permesso. Come alternativa: Sa Volta des General

Per questa escursione si deve richiedere permesso alla Conselleria e prenotare il posto sul Cruceros Margarita, la barca che fa il traghetto a Sa Dragonera. 13€

Le persone interessate si devono iscrivere il prima possibile ( fino 18/5) per poter fare la prenotazione.

I posti sono limitati.

Per iscriversi all’escursione si prega di utilizzare l’indirizzo mail

 gruppoculturaleitalianomaiorca@gmail.com

Nel caso si annullli l’escursione contatteremo solamente con la gente che ha confermato la partecipazione

RICETTE

WORKSHOP DI CUCINA ITALIANA

ROMA (*)

CARCIOFI ALLA ROMANA

fotocarciofiallaromana

I carciofi alla romana sono un contorno caratteristico della zona laziale ed è un piatto primaverile dato che il carciofo è una verdura che precede l’arrivo della primavera. Molti sono i modi per cucinarli, visto che si sposano bene sia come verdura di accompagnamento che come ingrediente in primi e secondi piatti e possono essere un contorno perfetto per il vostro menu pasquale.

Oggi ve li presentiamo in una delle preparazioni più caratteristiche della cucina romana: vengono cotti interi in un tegame dal bordo alto, stretti uno all’altro, dopo averli adeguatamente puliti dalle foglie più dure e conditi con prezzemolo e mentuccia. Così preparati i carciofi si conservano in frigo per alcuni giorni e sono ottimi da mangiare anche tiepidi o freddi.

Un piccolo accorgimento prima di presentarvi la ricetta: munitevi di guanti, che userete durante le fasi di pulizia dei carciofi, il rischio – altrimenti – è quello di ritrovarvi con le mani annerite dall’ortaggio.

PROCEDIMENTO

Per preparare i carciofi alla romana, come prima cosa, dovete lavare e tritare il prezzemolo e la mentuccia, le proporzioni sono più o meno quattro parti di prezzemolo e una di mentuccia, ma in realtà molto dipende dai vostri gusti; a me – per esempio – piace che la mentuccia si senta ma non sovrasti in toto il sapore del prezzemolo.

In una ciotola unite alle erbette tritate l’aglio (anch’esso tritato) due cucchiai di olio evo, il sale e mischiate bene il tutto.

Fatto questo iniziate a pulire i carciofi.

Prima di tutti togliete le foglie esterne più scure e dure, senza preoccuparvi che il carciofo si riduca molto di volume, è normale ed è importante togliere tutto il superfluo per non rischiare di trovarsi foglie coriacee e immangiabili nel piatto.

Dopodiché tagliate la punta del carciofo. A questo proposito ci sono due «scuole di pensiero» entrambe valide: c’è chi taglia la punto in maniera netta e chi preferisce arrotondarla per avere un ortaggio più gradevole alla vista. Non c’è alcuna differenza tra le due, è un fattore puramente estetico che non pregiudica il sapore e men che meno la riuscita della ricetta.

A questo punto dovete pulire il gambo. Tagliatelo a un paio di centimetri dalla base del carciofo e tenetelo da parte. Prima di tutto finite di pulire la testa come indicato nella foto che segue…

… e per ultimo pulite i gambi: dovete togliere tutta la parte verde scura e zigrinata che circonda il cuore tenero interno al gambo.

Dopo aver pulito il tutto lavate teste e gambi, asciugateli leggermente e passatevi sopra del limone, il succo – infatti – impedirà ai carciofi di annerire durante la cottura.

Aprite leggermente le teste per far posto al condimento, salatele sia internamente che esternamente e inserite il trito di erbe non solo nel centro, ma anche tra le varie foglie

E’ fondamentale, per la riuscita del piatto, che i carciofi vengano poi cotti in un tegame a bordi alti a testa in giù, uno stretto accanto all’altro. Questo farà si che gli stessi – cuocendo – non si allarghino. Inseriteli quindi in una pentola con 16 cucchiai di olio evo, e un dito di acqua (che coprirà i carciofi per circa un centimetro), mettete anche i gambi tagliati a pezzetti e chiudete con il coperchio.

Fate andare a fuoco molto basso per 25 minuti circa o comunque fino a quando tutta l’acqua sarà stata assorbita, cercando di alzare il coperchio per controllare la cottura il meno possibile. C’è anche chi cucina i carciofi alla romana nella pentola a pressione: grazie al vapore che si sprigionerà, infatti, ci sarà una cottura diversa che consentirà di mantenere le sostanze nutritive.

Qual è la differenza tra i carciofi alla giudia e i carciofi alla romana?

Le due ricette prevedono l’utilizzo dei «cimaroli», che sono dei carciofi romani tondi, tenerissimi e senza alcuna spina ma la vera differenza è nella cottura: i carciofi alla giudia sono una frittura di carciofi e questa ricetta, probabilmente, nasce nel ghetto ebraico di Roma verso il XVI secolo. La pulizia dei carciofi deve essere fatta con un coltello in modo da togliere le punte rossastre e le foglie esterne per poi essere riposte in una bacinella contenente acqua e limone. Passati dieci minuti, vanno asciugati per poi essere conditi con una manciata di sale e pepe. Ricordate, però, che dovete immergere i carciofi alla giudia nell’olio circa 8/9 minuti e, solo una volta freddi, si aprono, verso l’esterno, le foglie. Anche i carciofi alla romana possono essere fritti: basta far scaldare, in una padella, molto olio e, nel momento in cui è bollente, friggere i carciofi a spicchi finché non sono dorati. Nel momento in cui sono pronti, vanno messi su carta da cucina e tenuti caldi.

La storia dei carciofi alla romana comincia, inevitabilmente, con la storia dell’utilizzo del carciofo in cucina in sé. Secondo una favola mitologica, Cynara, una ninfa bellissima con capelli biondo cenere, dopo aver resistito al padre degli Dei, fu trasformata in un carciofo. Per quanto riguarda il suo utilizzo in cucina, già nel mondo antico era utilizzata in Egitto e venne esportata in Sicilia. A partire dal XVI secolo, era adoperata come piatto in tante cucine toscane, infatti Maria de’ Medici, sposa di Enrico II di Francia nel 1547, dalla Toscana esportò il carciofo in Francia proprio per la sua folle passione per questo alimento. Per questo motivo molte ricette dell’epoca sono a base di carciofo. A Roma arrivò solo in pieno Ottocento assieme ad altri ingredienti dell’orto e arrivò ad influenzare anche le varie scuole pittoriche.

INGREDIENTI:

Carciofi 8 cimaroli o romaneschi

Prezzemolo un mazzetto

Mentuccia una manciata

Aglio uno spicchio

Olio extravergine di oliva 16 cucchiai + 2 per condire il ripieno

Limone 1

Sale marino q.b.

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BUCATINI ALL’AMATRICIANA

 

fotobucatiniall'amatriciana

La ricetta originale, nata ad Amatrice, una piccola cittadina Laziale al confine con l’Abruzzo, prevede rigorosamente gli spaghetti e non i bucatini tant’è che persino i cartelli Comunali all’ingresso della città indicano «Amatrice, Città degli Spaghetti».

Nel tempo la ricetta è stata acquisita dalla cucina romanesca che ne ha modificato uno degli ingredienti base, gli spaghetti con i bucatini. In passato la ricetta era un pasto povero dei pastori ed era in bianco, solamente spaghetti, guanciale e pecorino e null’altro.

Quello delle ricette di tradizione è un terreno disseminato di perenni diatribe tra opposte fazioni, di affermazioni come «la mia versione è più pura della tua» e altri assolutismi, che spesso trasformano questo argomento in un vero e proprio campo minato. Ecco perché scrivere dell’amatriciana non è una questione così semplice.

Tralasciando alcuni capisaldi come l’utilizzo del guanciale al posto della pancetta, sul quale non ci devono essere dubbi, su questo piatto si sono consumati fiumi di inchiostro circa ogni singolo ingrediente, a partire dallo spessore e dalla forma delle listarelle di guanciale, dal modo di soffriggerle (senza grassi, con olio o strutto) e di sfumarle (vino, aceto, o nessuno dei due), per arrivare alla scelta del formato di pasta, alla sua proporzione con la carne e all’impiego di un soffritto iniziale di cipolla o meno, per citarne alcuni.

Fuori da ogni polemica, ecco l’ennesima interpretazione di questa ricetta.

PROCEDIMENTO

Se utilizzi i pomodori freschi, per prima cosa dovrai sbollentarli per pochi istanti in acqua bollente salata, scolarli e raffreddarli sotto acqua corrente. Dopo averli pelati, dovrai eliminare i semi e tagliarli a filetti.

In una padella (preferibilmente di ferro) scalda l’olio e aggiungi il guanciale tagliato a listarelle lunghe circa un paio di centimetri. Quando avrà iniziato a fondere unisci il peperoncino. Rosola il guanciale fino a quando avrà preso colore, quindi sfuma con il vino bianco. Lascia evaporare, scola il guanciale e tieni da parte al caldo.

Nella stessa padella metti i pomodori pelati schiacciati (oppure quelli freschi precedentemente preparati), regola di sale e cuoci per il tempo di cottura della pasta, che nel frattempo avrai buttato all’interno di una casseruola con acqua bollente salata. Quando sarà quasi giunta a cottura unisci il guanciale al condimento ed elimina il peperoncino. Scola la pasta al dente e trasferiscila nella padella con il sugo. Fuori dal fuoco aggiungi il pecorino grattugiato e regola di pepe fresco di mulinello a piacere. Mescola bene e servi subito, completando con altro pecorino.

INGREDIENTI

400 g di bucatini (oppure spaghetti o spaghettoni)
• 300 g di pomodori pelati (in stagione 4-5 pomodori rossi maturi)
• 150 g di guanciale stagionato a fette spesse
• 60-70 g circa di pecorino (delicato e non troppo salato) grattugiato
• 1 peperoncino
• 1/2 bicchiere di vino bianco secco e acidulo
• olio extravergine di oliva
• sale
• pepe

(*) Ricette tratte dalla Cucina Ebraica e dal Cucchiaio d’Argento.

VIVA LA LIBERTÀ

CINEMA IN ITALIANO

Martedì 3 maggio

In Ca’n Escursac, 4 alle 19.05

FOTO VIVA LA LIBERTÀ

VIVA LA LIBERTÀ

(film di Roberto Andó, 2013, con Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi, Michela Cescon)

Il segretario del principale partito d’opposizione, Enrico Oliveri, è in crisi. I sondaggi per l’imminente competizione elettorale lo danno perdente. Una notte, dopo l’ennesima contestazione, Oliveri si dilegua, lasciando un laconico biglietto. Negli ambienti istituzionali e del partito, fioccano le illazioni, mentre la sua eminenza grigia, Andrea Bottini e la moglie, Anna, continuano ad arrovellarsi sul perché della fuga e sulla possibile identità di un eventuale complice.

È Anna a evocare il fratello gemello del segretario, Giovanni Ernani, un filosofo geniale, segnato dalla depressione bipolare. Andrea decide di incontrarlo e ne resta talmente affascinato da iniziare a vagheggiare un progetto che ha la trama di un pericoloso azzardo. Così, d’improvviso, un bel giorno, il segretario riappare sulla scena: inizia a parlare una lingua diversa, poetica e lucida, che colpisce, sorprende. Le quotazioni del partito riprendono a salire, mentre l’opinione pubblica e le piazze tornano a infiammarsi d’entusiasmo.

Nel rapido succedersi di eventi che caratterizza la campagna elettorale, il segretario diventa oggetto di una ammirazione senza precedenti. Ma qualcuno, dal suo nascondiglio segreto, ne segue i movimenti, in attesa…

IMPORTANTE!!!

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Centro Studi Città della Scienza

Guerre ed emergenze umanitarie paiono i tratti salienti dell’inizio del nuovo millennio. Pensiamo sia indispensabile elaborare strategie condivise per la Pace e per questo come centro studi abbiamo promosso, il 22 e 23 aprile a Città della Scienza, un incontro – il primo in Italia nel suo genere – con organizzazioni, singoli e gruppi che perseguono questo obiettivo attraverso la conoscenza. Tra i partecipanti: Emergency con Cecilia Strada, l’Unione Scienziati per il Disarmo USPID, la Pugwash Conference con Paolo Cotta Ramusino, il filosofo Telmo Pievani per la Fondazione Umberto Veronesi, l’Università di Pisa, l’Orientale di Napoli e la Cooperativa Sociale Dedalus.
Sul tema la Rivista del Centro Studi di Città della Scienza

 vi propone i contributi di Roberto Fieschi, Francesco Lenci, Alessandro Pascolini e Giovanni Sabato, ricordando nuovamente l’appello di Gino Strada alla comunità internazionale. 

All’ombra dei missili in fiore. La modernizzazione (o riarmo?) nucleare

,
di Alessandro Pascolini

Considerazioni dopo la conclusione del Nuclear Security Summit

,
di Francesco Lenci

Strabismo nucleare

,
di Roberto Fieschi

Argentina, DNA e nipoti ritrovati

,
di Giovanni Sabato

Le sette vite di Sebastian Nabokov

NUOVO LIBRO DI FRANCO MIMMI (*)

Lds - Sette vite - Copertina

Per poter leggere bene questo libro è necessario scrivere i libri che vi sono celati…” Questa è la sfida che il professore lancia agli alunni del suo “Secondo corso di lettura creativa”, e il libro ìn questione è “La vera vita di Sebastian Knight”, di Vladimir Nabokov. In esso il narratore vuole ricostruire la biografia del suo fratellastro, autore di cinque romanzi di cui almeno uno è di fatto una sua biografia ma dove tutto, dal protagonista all’autore, è almeno doppio, o triplo, o…

(*)Chi volesse comprare il libro, le copie si trovano a gruppoculturaleitalianomaiorca@gmail.com