ALLA SCOPERTA DI MALLORCA

IN COLLABORAZIONE CON “ESTOL CAPELLETS DE TEULADA”

PUIG DEL GALATZÓ

fotogalatzo

Sabato 29 APRILE Andiamo a camminare

Luogo d’Incontro: Davanti a Leroy Merlin dell’Ocimax di Palma

Ora di ritrovo: 8:30

Itinerario: Font del Pi -Coll des Carniceret -Cim del Galatzó (1.027m), Il ritorno sarà per la stessa via.

Durata: 4 ore circa. Pensiamo che alle 14:00 avremo finito.

Difficoltà: La rotta non é facile. Da Font del Pi verso l’alto tutto é in salita. Po`prima di raggiungere la parte superiore c’è un passo in cui dobbiamo aiutarci con le mani, ma non ci sono troppi problemi. Il ritorno è tutto in discesa.

Trasporto: macchina propria

È necessario iscriversi

Per iscriversi all’escursione si prega di utilizzare l’indirizzo mail

gruppoculturaleitalianomaiorca@gmail.com

Nel caso si annullli l’escursione contatteremo solamente con la gente che ha confermato la partecipazione

CHIACCHIERATA

«TURISTAS ITALIANOS: mitos y realidades»

CHIACCHIERATA/COLLOQUIO

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GIOVEDÌ 20 APRILE alle ore 18:30

Carrer Sant Miquel 55

Uffici Hundredrooms

Chiaccherata/Colloquio su come viaggiano i turisti italiani nelle Isole Baleari, comprendendo le loro abitudini, i loro gusti e comportamenti. Ognuno potrà raccontare la propria storia andando al di là delle solite idee preconcette.

Al termine dell’evento sarà offerto da Hundredrooms un rinfresco a tutti gli invitati.

Se foste interessati a partecipare , vi invitiamo a iscriverti a questo link :
https://www.eventbrite.es/e/

Potete trovare ulteriori informazioni sul programma e sugli interventi al seguente lilnk:
http://blog.hundredrooms.com/

Siete tutti invitati !!

WOMAN’S TOUCH

ESPOSIZIONE IN GALERIA SA TAFONA

HOTEL LA RESIDENCIA DEIA

“WOMAN’S  TOUCH”

LESLEY WOODWARD&GIOIA FORNARI

fotoexposicio

 

 

 

 

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29 Aprile- 10 Maggio 2017

 

INAUGURAZIONE

Venerdì 29 aprile  19:30

Mixed Media Artist
Lesley Woodward
and
Sculptor
Gioia Fornari

 

 

 

 

 

 

TEMPO DI PASQUA

Le festività si aprono la domenica delle Palme ma non si concludono la domenica di Pasqua, esse proseguono di solito, e con grande slancio, anche la settimana sucessiva, perché in questo periodo ci si può dedicare di nuovo, e senza freni, ai piaceri del palato reccogliendo così le forze per protrarre i festeggiamenti fino mattino. La tradizione prevede che, durante le feste, gli adulti si regalino paste di carne, panades,  dolci, robiols i crespells, mentre per i bambini è d’obligo preparare un’opera d’arte di zucchero, la cosiddetta mona de pascua.

TEMPO DI PASQUA IN CUCINA

Torta Pasqualina(*)

La torta pasqualina arriva direttamente dall’antica tradizione culinaria ligure. Questa torta rustica è di facile preparazione e si cucina solitamente per la Pasqua. E’ ottima anche fredda, così da risultare ideale per la scampagnata di Pasquetta o per la colazione di Pasqua.

La ricetta è quella classica ligure con la bieta, però potete provare anche la carciofi.

Ingredienti:

2 pasta sfoglia già pronta

6 uova

500 gr di bieta o spinaci

200 gr di ricotta

40 gr di parmigiano reggiano grattugiato

40 gr di pecorino grattugiato

sale

pepe

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Elaborazione:

Lavate accuratamente e sbollentate la bieta in una pentola con il coperchio per 10 minuti in acqua leggermente salata. Poi scolatela, lasciatela intiepidire e strizzatela molto bene.

Preparate il ripieno della torta Pasqualina amalgamando bene la ricotta, con 1 uovo, il parmigiano e il pecorino. Lavoratelo bene aggiungendo poco sale e pepe. Quando il composto sarà ben amalgamato, unite la bieta lessata. Potete farlo unendo le foglie così come sono oppure tritarle al coltello.

Prendete uno stampo circolare di 22 – 24 cm di diametro non troppo basso, e foderatelo con la carta forno e il primo rotolo di pasta sfoglia. Foderato lo stampo, riempitelo con il ripieno di ricotta e bieta, preparato precedentemente.

Aiutandovi con un cucchiaio, fate 4 piccoli incavi nel ripieno equidistanti l’uno dall’altro. Sgusciate in ciascun incavo un uovo intero, in modo che durante la cottura diventi sodo.

Chiudete la torta con il secondo disco di pasta sfoglia e ripiegate il bordo del disco della base all’interno sigillandolo delicatamente.

Spennellate la superficie con uovo sbattuto e foratela con la punta di una forchetta, magari decorandola con un disegno o una scritta pasquale per renderla più carina.

Infornate la torta pasqualina a 180 °C per circa 60 minuti. Se si dovesse scurire troppo in superficie, copritela con un foglio di carta d’alluminio.

AGNELLO AL FORNO CON PATATE (*)

 

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L’agnello al forno con patate è una delle più classiche ricette di agnello al forno per la preparazione di tagli come la spalla o il cosciotto. Il sapore della cipolla rossa e del Pecorino mettono bene in risalto il sapore e la tenerezza della carne.

L’agnello è il simbolo della Pasqua per eccellenza, la portata principale presente in questo Santo giorno sulla maggior parte delle tavole degli italiani. Una carne molto saporita e succulenta che si adatta a tantissime preparazioni.

Ingredienti:

1kg Cosciotto d’agnello
30 g olio extravergine d’oliva
sale
pepe
rosmarino e timo
cipolla
Patate

Elaborazione:

Per preparare il cosciotto d’agnello al forno iniziate ad occuparvi della carne. Per prima cosa cercate di liberare la parte finale dell’osso dalla carne. Ungere una teglia da forno con l’olio e grattarvi grossolanamente la cipolla. Lavare e pelare le patate, tagliarle a spicchi.

A questo punto salate, pepate e massaggiate la carne con le mani. Poi trasferitelo all’interno di la teglia sopra la cipolla e patate.

Ricoprite con i rametti di rosmarino e timo. Cuocete in forno statico preriscaldato a 180° per 50 minuti, posizionandolo nel ripiano basso del forno, girando il cosciotto a metà cottura. Una volta che sarà ben rosolato e perfettamente cotto da entrambi i lati servite il vostro cosciotto d’agnello ancora fumante con le patate e cipolla.

Attenzione a non eccedere con la cottura per evitare che la carne diventi secca e perda succosità.

 

(*) La torta pasqualina e l’agnello al forno sono il simbolo della Pasqua per eccelenza in Italia.

ROBIOLS I CRESPELLS (*)

 

 

 

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Ingredienti per la pasta:

1 kg di farina

150 g di zucchero a velo

1/2 bacello di vaniglia, aperto in due e raschiato

3 0 4 tuorli

1 dl di succo di arancia spremuto al momento

300 g di strtto o di burro

olio di oliva

1 dl di acqua

Ingredienti per la farcia al formaggio o marmellata di zucca (*)

200 g di ricotta semigrassa o marmellata di zucca

1 tuorlo

50 g di zucchero

la scorza grattuigiata di un’arancia e di mezzo limone

Le due preparazioni vengono sempre accomunate perché dalla pasta, che non viene tutta utilizzata per realizare le gustose focaccine ripiene di ricotta o di marmellata di zucca, si ricavano anche squiisiti dolcetti chiamati crespells.

Versare due terzi della farina su una spianatoia o in una ciotola capace. Disporre la farina a fontana e aggiungere lo zucchero a velo, la vaniglia e tuorli diluiti nel suco di arancia. Mescolare la farina con questi ingredienti. Fare sciogliere lo strutto a calore moderato o nel forno preriscaldato e lasciarlo intipiedire prima di unirlo alla pasta. Lavorare la pasta a lungo, ungendo ogni tanto le mani con olio di oliva così che la pasta non si appiccichi. Aggiungere gradulamente all’impasto il resto della farina e l’acqua tipida sufficiente per ottenere una pasta piuttosto soda.

Lasciare riosare la pasta per 30 minuti, tenendola al riparo da correnti d’aria. Alla fine stenderla molto sotilmente con l’aiuto di un mattarello. Servendosi di un oggetto circolare di 12-15 cm di diametro, ricavare dalla pasta tanti dischi. Distribuire il ripieno al centro di ogni disco, che va poi ripiegato a metà. Premere i bordi per sigillarli e poi decorarli schiacciandoli con i rebbi di una forchetta. Dalla pasta rimasta ricavare dolcetti spessi, grandi circa 1,5 cm. Cuocerli in forno caldo (circa 120º) per circa 60 minuti.

I robiols vengono perlopiù farciti con marmellata di zuca, ma anche un formaggio come la ricotta si presta benissimo per realizzare questo ottime crostatine. Il ripieno si prepara mescolando a lungo gli ingrendienti.

(*)La farcia può essere anche con il cioccolato, marmellata di albicocca…

(*) Sono dolci tipici maiorchini in tempo di pasqua, ma ora se mangiano tutto l’anno.

 

BUON APPETITO!!!

 

TEMPO DE QUARESIMA IN CUCINA

La Quaresima segna i giorni che passano dalla fine del Carnevale alla Pasqua. Questo è un periodo nel quale i Cristiani dovrebbero astenersi dai cibi “grassi” per ricordare i quaranta giorni di digiuno di Cristo.
Se la costosa carne degli animali terrestri era la regina della categoria proibita, il poco dispendioso e umile pesce spiccava nel gruppo dei magri. I latticini per lo più non erano permessi, come i rossi delle uova.
Durante il regno di
Carlo Magno la trasgressione dei periodi di magro era punita con la pena di morte, e la Chiesa spingeva i fedeli ad osservare il digiuno vietando la vendita di carne ai macellai (salvo al sabato dopo Vespro).
Il primo libro nel quale si mettono in scena i cibi di magro e di grasso è “La bataille de Caresme et de Charnage”, testo francese del XIII sec. incentrato sullo scontro tra le armate dei pesci e delle carni.
I naselli si scontrano con i capponi arrosto, la passera e lo sgombro con la carne di bue, le anguille con le salsicce di maiale. Le verdure militano in entrambi gli schieramenti a seconda di come sono condite: i piselli crudi o all’olio di qua, quelli al lardo di là.

Insomma, fino a solo quarant’anni fa in Quaresima era imperativo mangiare di magro. Nella lista dei cibi da portare in tavola, una volta esclusi soprattutto i grassi degli animali terrestri, spiccavano pane, polenta, zuppe o minestre di ortaggi, tortelli a base di erbe, pesce fresco o conservato. Vero «companatico” della povera gente, emblema del periodo, era l’umilissima aringa o saracca: arida e secca, ma forte di sapore e di odore, stuzzicante, stringata, economica. Doveva solitamente bastarne una sola per tutta la famiglia, sia che toccasse affumicata o ravvivata ai ferri. Nelle case più povere delle nostre montagne la si teneva appesa penzoloni ai legni del soffitto, ad altezza d’uomo, per sfregarla sopra il pane perché prendesse un pò di sapore.

Oggi questo tipo di restrizioni sono state spazzate via dalla cultura globale e del sempre pronto. Non c’è più l’abitudine di seguire i precetti religiosi, ma molte delle ricette nate per la Quaresima, a base di pesce o legumi, sono diventate preparazioni tradizionali d’innegabile bontà e dieteticità.
Anche in questo caso è possibile affermare che il buon senso e l’arte di arrangiarsi ha vinto sulle privazioni imposte dall’alto.

TEMPO DI QUARESIMA IN CUCINA (*)

Baccalà alla cappuccina

Ingredienti

Baccalà – farina – sardelle – alloro – pinoli – uva passa – cioccolato amaro – scorza di limone – pangrattato -sale – pepe

Preparazione d’origine monastica
Togliere pelle e lische al baccalà ben ammollato. Tagliarlo a pezzi piuttosto grossi e soffriggerlo ben infarinato in una teglia a bordi alti, sistemando i pezzi molto vicini uno all’altro in modo che non rimangano dei vuoti. Aggiungere alloro, sardelle ben pulite e tritate, pinoli, uva passa, cioccolato amaro grattugiato, una scorzetta di limone, sale e pepe. Ricoprire il tutto con brodo bollente e far cuocere lentamente per almeno 3 ore, avendo cura perchè il baccalà non si attacchi di non mescolare ma soltanto scuotere il recipiente. Al termine, cospargere la pietanza di pangrattato e infornarla per il tempo necessario ad ottenere una leggera crosticina dorata.
Servire il baccalà alla Cappuccina accompagnato a piacerre.
(P.S. per baccalà deve intendersi lo stoccafisso, seconda l’attribuzione friulana).

Baccalà mantecato

 

Baccala mantecato alla vicentina - Secondi del Veneto

 

 

 

 

Ingredienti:

200 g baccalà o stoccafisso già ammollati, dissalati e deliscati

1 gambo di sedano

2 carota

1 cipolla

alloro -olio extravergine di oliva

crostini di pane – sale -pep

Preparazione:

Preparate un brodo con sedano, carota, cipolla profumandolo con una flogia di alloro. Cuocetevi il bacallà o lo stoccafisso per circa 20′.

Sgocciolatelo bene, conservando il brodo di cottura, e tagliatelo a pezzetti.

Montate la polpa del pesce con una frusta o con un cucchiaio di legno, unite alternadoli olio versato a folo e poco brodo fino a quando non sarà ben mantecata e avrete otteuto una crema compatta, soffice e omogenea.

Aggiustate di sale e pepe quindi servite con crostini di pane tostato.

 

Spaghetti con sarde e semi di finocchio

 

 

 

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Ingredienti:

400 g spaghetti

300 g sarde spinate

250 g pomodori ciliegini

2 spicchi d’aglio

semi di finocchio

olio extravergine -sale

Preparazione:

Lavate i pomodori e metteteli in uno strato sul fondo di una pirofila con 2 cucchiai d’olio, l’aglio sbucciato e mezzo cucchiaio di semi di finocchio. Cuoceteli nel forno a 180ºC per 10′. Scaldate la bistecchiera e grigliatevi le sarde (2′ per lato). Tenetele da parte. Fate intanto bollire l’acqua per la pasta, al bollore salatela e cuocetevi gli spaghetti al dente. Scolateli e conditeli con i pomodori e le sarde, salati all’ultimo momento.

 

(*) Ricette tratte di Accademia Italiana Gastronomia, La Cucina Tradizionale Veneta e La Cucina Italiana

Buon appetito!!!

Il Cuoco

 

ALLA SCOPERTA DI MAIORCA

IN COLLABORAZIONE CON “ESTOL CAPELLETS DE TEULADA”

CAMÍ DE S’ARXIDUC

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Sabato 25 MARZO Andiamo a camminare (*)

Luego d’Incontro: Davanti a Leroy Merlin dell’Ocimax di Palma

Ora di ritrovo: 8:30

Itinerario: Valldemossa -Son Gual -Pla des Pouet -L’estret Son Gallard -Cova de s’Ermità Guiem -Puig des Caragolí (945m) -Pla de Ses Aritges -Bosc dels Cairats -Valldemossa.

Durata: 4:45 ore circa

Difficoltà: Media. Il percorso presenta qualche difficoltà e alcuni dislivelli. Non sempre si cammina in base al percorso.

Trasporto: macchina propria

È necessario iscriversi

Per iscriversi all’escursione si prega di utilizzare l’indirizzo mail fino venerdì 24/3

gruppoculturaleitalianomaiorca@gmail.com

Nel caso si annullli l’escursione contatteremo solamente con la gente che ha confermato la partecipazione

(*) La guida sarà Pep O

CARO DIARIO

CINEMA IN ITALIANO

Martedì 7 marzo

In Ca’n Escursac, 4 alle 19.10

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CARO DIARIO

(un film di Nanni Moretti, con Nanni Moretti, Silvia Nono, Renato Carpentieri, Antonio Neiwiller, 1993)

IMPORTANTE!!!

Si prega di confermare per problemi di spazio

gruppoculturaleitalianomaiorca@gmail.com

IN PREPARAZIONE

CAMERA CON VISTA, un film di James Ivory, con Maggie Smith, Denholm Elliott, Helena Bonham Carter, Julia Sands, Simon Callow, Judi Dench e Daniel Day-Lewis, 1985)

 

 

IL CARNEVALE

TEMPO DI BALLO IN MASCHERA, TEMPO DI FRIGGERE

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Certamente non è facile indagare sulle origini di una festa come il carnevale, le cui tracce storiche nessuno ha potuto o voluto realmente conservare. Non è possibile nemmeno fare luce sui diversi aspetti che ne caratterizzano i festeggiamenti, in quanto, nel corso dei secoli e in realtà geografiche diverse, il carnevale si è arricchito di sfumature sempre nuove.
L’etimologia del termine «carnevale» risale, con ogni probabilità, al latino carnem levare, espressione con cui nel Medioevo si indicava la prescrizione ecclesiastica di astenersi dal mangiare carne a partire dal primo giorno di Quaresima, vale a dire dal giorno successivo alla fine del carnevale, sino al «giovedì santo» prima della Pasqua. Il carnevale infatti, nel calendario liturgico cattolico-romano si colloca necessariamente tra l’Epifania (6 gennaio) e la Quaresima. Le prime testimonianze documentarie del carnevale risalgono ad epoca medievale (sin dall’VIII sec. ca.) e parlano di una festa caratterizzata da uno sregolato godimento di cibi, bevande e piaceri sensuali. Per tutto il periodo si sovvertiva l’ordine sociale vigente e si scambiavano i ruoli soliti, nascondendo la vecchia identità dietro delle maschere.
I festeggiamenti culminavano solitamente con il processo, la condanna, la lettura del testamento, la morte e il funerale di un fantoccio, che rappresentava allo stesso tempo sia il sovrano di un auspicato e mai pago mondo di «cuccagna», sia il capro espiatorio dei mali dell’anno passato. La fine violenta del fantoccio poneva termine al periodo degli sfrenati festeggiamenti e costituiva un augurio per il nuovo anno in corso. Nelle varie manifestazioni carnevalesche è possibile individuare un denominatore comune: la propiziazione e il rinnovamento della fecondità, in particolare della terra, attraverso l’esorcismo della morte. Il periodo carnevalesco coincide più o meno con l’inizio dell’anno agricolo, un chiaro indizio che permette di collegare direttamente il carnevale alle feste greche di impronta dionisiaca (le feste in onore di Dionisio, dio greco del vino, caratterizzate dal raggiungimento di uno stato di ebbrezza ed esaltazione entusiastica, che sfociavano in vere e proprie orge), e a quelle romane dei Saturnali (solenne festa religiosa, che si celebrava in onore del dio Saturno e durante la quale si tenevano cerimonie religiose di carattere sfrenato e orgiastico, che prevedevano tra l’altro la temporanea sospensione del rapporto servo-padrone). Lo stretto rapporto esistente tra queste feste e alcuni costumi del carnevale è evidente, anche se ignorato dai più. In tempi recenti gli storici hanno insistito maggiormente sull’origine agraria e sociale del carnevale. Esso è irrisione dell’ordine stabilito e capovolgimento autorizzato, limitato e controllato nel tempo e nello spazio dall’autorità costituita. In altre parole la festa del carnevale era vista dalle classi sociali più agiate come un’ottima valvola di sfogo concessa ai meno abbienti allo scopo di garantirsi il protrarsi dei propri privilegi. Non meno interessante è l’origine e la valenza demoniaca di alcune tra le maschere carnevalesche più famose e antiche, come quella nera sul volto di Arlecchino o quella bipartita (bianca e nera) di Pulcinella. Studi sul significato psicologico della volontà di indossare una maschera hanno mostrato che l’irresistibile attrazione esercitata dal carnevale sta proprio nella possibilità di smettere di essere se stessi per assumere le sembianze e il comportamento della maschera. Questa scelta, quando non è condizionata da fattori economici, rivela interessanti, e talvolta inaspettati, aspetti psicologici di una persona. Queste brevi note storiche, lungi dall’esaurire l’argomento, vogliono far riflettere il lettore sulla reale origine del carnevale e sull’impossibilità per ogni cristiano, separato dalle usanze del mondo e consacrato a Dio, di lasciarsi coinvolgere sia pure dal minore di questi aspetti.

TEMPO DI FRIGGERE (*)

Il significato ultimo del Carnevale si concentrava sul cibo: de carnevale se fa baldoria, si mangia e si beve a sazietà, senza misura.

La tradizione prevedeva un cibo “grasso”, il maile, acompagnato da vin bon e fritole, frittelle, con tre scadenze “festive”: il primo, a metà, e l’ultimo di Carnevale. Nelle domeniche, con l’onto, unto di maile, si confezionava el brazelo, una ciambella, oppure el bigoloto, una focaccia, spesso di farina gialla. Fare le fritole, è come dire “fare carnevale”; le frittelle rappresentano il “dolce”, l’espressione “rituale” domestica del Carnevale

La “forma” delle frittelle e gli “ingredienti” (farina, dolci, grasso) riportano alla confezione de cibi “dei morti”: il Carnevale costituisce “la morte dell’inverno” e il “passaggio” alla stagione produttiva.

Infatti, la forma e gli ingredienti della frittella restano inalterati per secoli: piccola e rotonda, fatta con acqua, farina, zucchero e unto di maile. Questo, anche se il nome cambia e potevano chiamarsi fritole, faete, sossole.

FRITO’LE A’LA VENESSIANA

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Ingredienti:

400g di farina di frumento tipo 0

25 g di lievito di birra fresco

50 g di zucchero

2 uova

100 g di uvetta

latte

grappa

olio di semi di mais

50 g di zucchero vanigliato

sale

Sono le popolari frittelle tipiche del carnevale veneziano di cui esistono diverse varianti. In questa ricetta viene proposta l’utilizzo dell’olio di semi al posto dello strutto, come si usava un tempo.

Lavare l’uvetta e lasciarla in ammollo in un tazza con la grappa per circa mezz’ora. Versare la farina in una terrina e incorporarvi un po’ di latte, lo succhero e le uova, formando un impasto abbastanza tenero. Salare leggermente, unire il lievito sciolto in un po’ d’acqua tiepida e l’uvetta scolata dalla grappa e strizzata; amalgamare con molta cura. Sistemare quindi l’impasto in un luogo tiepido e riparato e lasciarlo lievitare per circa 2 ore.

Trascorso questo tempo, scaldare dell’olio in na padella e, appena è fumante, varsavi l’impasto con l’aiuto di un cucchiaio: quando le frittelle si rapprendono, voltarle con una schiumarola e lasciarle in padella finché avranno assunto un bel colore dorato. Infine scolare e lasciarle asciugare su carta assorbente da cucina.

Disporre a mano a mano le frito’le su un piatto da portata e infine imbiancarle con lo succhero vanigliato.

Le zeppole, le frittelle di Carnevale che si mangiano a Napoli

Fritte e ricoperte di zucchero, le zeppole sono il dolce tipico di Carnevale che veniva preparato a Napoli dall’inizio dell’800. Ingredienti semplici e tanto gusto per una frittella che piace a tutti

Le zeppole sono le frittelle preparate a Napoli, croccanti fuori e morbide dentro, tipiche dei giorni di Carnevale, la cui preparazione risale all’800, quando si improvvisavano friggitorie all’aperto e chiunque passeggiava per la città con cesti ricolmi di zeppole da portare a casa o da regalare ad amici e conoscenti. Dolce povero ma gustosissimo, viene ancora oggi preparato per i giorni di festa e la ricetta è rimasta pressoché la stessa di sempre. Le zeppole si friggono in abbondante olio e si possono guarnire con zucchero semolato o con miele, secondo il gusto.

 

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La ricetta delle zeppole di Carnevale

Ingredienti: 250 g patate lessate e sbucciate, 250 g farina 00, latte tiepido, 25 g lievito di birra, scorza di limone, 2 uova, 50 g burro, 50 g zucchero, un pizzico di sale, olio per friggere.

Procedimento: Disponete la farina a fontana, aggiungete le patate schiacciate, sciogliete il lievito in poco latte, incorporatelo alla farina e alle patate, unite il burro, lo zucchero e le uova.

Iniziate a impastare e unite poi la scorza di limone e per ultimo il sale. Se l’impasto fosse troppo denso, aggiungete un po’ di latte. Lasciate lievitare la pasta coperta da uno strofinaccio per almeno due ore. Dividetela poi in piccoli panetti, rotolateli sul tavolo infarinato e formate dei cordoncini dello spessore di un dito. Tagliateli a circa 20 cm e chiudeteli a ciambella, incrociando le due estremità una sull’altra. Disponete tutte le zeppole su un canovaccio infarinato, copritele con un altro telo e sopra tutto ponete una coperta di lana non troppo spessa. Fate lievitare le vostre zeppole ancora per circa un’ora e quando saranno ben gonfie, friggetele, una alla volta, in abbondante olio di arachide, sino a che saranno dorate da entrambe le parti. Scolate poi l’olio in eccesso su un foglio di carta assorbente, lasciatele raffreddare e poi cospargetele di zucchero semolato e servite.

Buon Carnevale e buon appetito!!!

Il Cuoco

 

(*) Ricette tratte di Baíco’li, Za’leti, Ga’lani, «La dolce Serenissima Republica», e di «La Cucina Italina».

 

ALLA SCOPERTA DI MAIORCA

IN COLLABORAZIONE CON “ESTOL CAPELLETS DE TEULADA”

CASTELL D’ALARÓ

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Sabato 25 FEBBRAIO Andiamo a camminare

Luego d’Incontro: Stazione Intermodal – Piazza d’Espagna – Treno Inca

Ora di ritrovo: 8:00, il treno parte alle ore 8:10

Itinerario: Alaró – Son Curt – son Penyaflor – Castell d’Alaró – Cova de Sant Antoni – Castell d’Alaró – Es Pouet – Es Verger – Petjades de Son Curt – S’Estret – Ses Artigues – Los d’Amunt – Alaró

Durata: 4 ore circa

Difficoltà: La rotta è pianeggiante, senza grandi dislivelli e si cammina sempre in base al percorso fino raggiungere a Son Penyaflor, dove comincia la salita fino la cima del Castell (821 m), dopo 1h 45′. Faremo la discesa per il pla des Pouet, Es Verger, Petjades de Son Curt fino Los d’Amunt ed Alaró.

Trasporto: Treno

Nota informativa: Abbiamo organizzato un giro archeologico al Castell.

Il prezzo è di 5€ a persona

 E necessario iscriversi

Per iscriversi all’escursione si prega di utilizzare l’indirizzo mail

gruppoculturaleitalianomaiorca@gmail.com

Nel caso si annullli l’escursione contatteremo solamente con la gente che ha confermato la partecipazione