IN
COLLABORAZIONE CON “ESTOL CAPELLETS DE TEULADA”
“LA VALL DE PUNXUAT I EL CAMÍ DE LA COMUNA D’ALGAIDA”
Sabato
28
MARZOAndiamo
a camminare
Luogo
d’Incontro: Davanti
a Leroy Merlin dell’Ocimax di Palma(*)
Ora
di ritrovo:8:30.Si
prega puntualità.
Itinerario:Percorso
circolare. Piazza
del municipio (non c’è parcheggio)
–carrer
del Sol – Camí de Son Miquel Joan – Camí de muntanya -Punxuat
-Camí de Boscana -Algaida
Durata:
3,5ore
circa.
12
km.
Difficoltà:
Itinerario
praticamente
piano, ma con alcuni trami asfaltato. Non presenta nessuna
difficoltà.
Trasporto:
macchina
propria
(*)Per
quelli che vengono da fuori Palma l’appuntamento
èin
“Piazza
del Municipio”,punto
di partenza
dell’escursione,
alleore
9:15e
devono comunicarcelo. Si
prega puntualità. Ricordate
che non c’è parcheggio in piazza.
È
necessario iscriversi
Per
iscriversi all’escursione si prega di utilizzare l’indirizzo mail
Ricetta facile per 8 persone. Preparazione 45 minuti. Cottura 45 minuti.
INGREDIENTI:
PER LA BASE:
240 g di zucca lessata e passata al setaccio
90 g di zucchero di canna
0,5 dl di olio semi + quello per la teglia
110 g di farina
1 cucchiaio di amido di mais
3 cucchiai di cacao amaro
1/2 cucchiaino di sale
1/2 cucchiaino di bicarbonato di sodio
PER IL TOPPING:
240 g di zucca lessata e passata al setaccio
2 cucchiaio di amido di mais
1 baccello di vaniglia
30 g di zucchero di canna
3 cucchiai di latte di mandorle
2 cucchiaini di spezie miste (cannella, zenzero, noce moscata) in polvere
60 g di cioccolato fondente
PER IL CRUMBLE:
0,5 dl di olio di semi
50 g di zucchero di canna
60 g di farina
60 g di mandorle (o noci) tritate
ELABORAZIONE:
Per la base, mescola nel mixer 240 g di zucca lessata e passata al setaccio, 0,5dl di olio di semi (a scelta) e 90 g di zucchero di canna. Incorpora 110 g di farina setacciata con il cacao, 1 cucchiaio di amido di mais, il bicarbonato di sodio e il sale.
Rivesti di carta da forno una teglia rettangolare (circa 20×25 cm) e ungila leggermente d’olio. Versa l’impasto e pareggiatelo con una spatola.
Per il topping, incidete per il lungo la vaniglia e ricava i semini. Amalgama in una ciotola 240 g di zucca lessata e passata al setaccio con i semini di vaniglia, il latte di mandorle, 2 cucchiai di amido di mais, 30 g di zucchero di canna e le spezie (cannella, zenzero, noce moscata).
Spalmate la crema ottenuta sopra lo strato al cacao. Spezzetta il cioccolato e cospargetelo sullo strato di crema.
Per il crumble, mescolate 60 g di farina con l’olio, 50 g di zucchero di canna e le mandorle (o le noci) tritate, formando grosse briciole. Distribuisci il crumble sopra gli altri strati.
Cuocete a 180° per 45 minuti circa. Lascia intiepidire, poi trasferisci la teglia in frigo e fai raffreddare per almeno 2 ore o, meglio, fino al giorno successivo.
Togliete dal frigo una decina di minuti prima di tagliare a quadrotti e servire.
BUON APPETITO!!!
Il cuoco
(*)Ricetta fatta nel workshop di cucina italiana «Il buono della zucca» del Gruppo Culturale Italiano di Maiorca. Marzo 2020. Estratto dal libro Il Meglio di Sale&pepe collection (MONDADORI).
LA CUCINA MANTOVANA RAPPRESENTÒ UN PUNTO DI RIFERIMENTO IN EUROPA
Mantova è una città dove la cucina è (anche) cultura, con radici importanti che tanti ignorano, espressi perfettamente dalla filosofia ‘Di popolo e di corte’che animò il periodo d’oro dei Gonzaga. Tra il XV e il XVII secolo, la cucina mantovana rappresentò un punto di riferimento in Europa: i cuochi del Ducato furono i primi a saper coniugare piatti decisamente popolari con quelli elaborati, creando una scuola di pensiero gastronomico, codificata da Bartolomeo Sacchi. Il suo trattato ‘De honesta voluptate et valetudine’, pubblicato a Venezia nel 1474, si diffuse in tutte le corti e al di là delle grandi ricette conteneva una novità assoluta: insegnava l’uso delle risorse del territorio, a seconda delle stagioni, anticipando concetti oggi abituali.
La corte, grazie a cuochi straordinari come Bartolomeo Stefani – autore nel 1662 de “L’arte di ben cucinare”, uno dei primi testi sacri della cucina italiana- preparava banchetti sontuosi, utilizzando il meglio del territorio. Il popolo viveva di zuppe ma aveva le sue specialità come il lardo pestato con prezzemolo e aglio, buonissimo con la polenta, o il risotto alla ‘pilota’, che ancora oggi è il banco di prova di ogni cuoco mantovano di nome o di fatto. Niente a che fare con la guida: questo piatto deve il nome agli operai addetti alla pilatura del riso chiamati appunto “piloti”: è riso Vialone Nano cotto per assorbimento, condito con salamella mantovana e grana. Per la cronaca, la ‘capitale’ di questo piatto è considerata Castel d’Ario – borgo distante 20 km dalla città dove è nato Tazio Nuvolari – dove ha ricevuto una De.Co. a difesa della ricetta.
E poi si passa ai tortelli di zucca su cui ogni angolo di Padania – da Ferrara a Crema – vanta la superiorità. “E’ divertente constatare che man mano che procedi da Est verso Ovest, aumenta la componente di amaretti e mostarda – spiega Antonio Santini, mitico patron del Tre Stelle Michelin Dal Pescatore, che si trova a Canneto sull’Oglio, a sud di Mantova – mentre da noi la zucca e il Parmigiano Reggiano hanno più peso.” La carta dei Santini ha altri richiami al territorio come il pesce d’acqua dolce che i principi facevano arrivare dal Garda quando non lo recuperavano tra Oglio e Mincio o dai tre laghetti interni. “Proponiamo il luccio in bianco con la salsa o i gamberi di fiume. Un altro grande piatto è il risotto con i filetti di pesce gatto ed erba cipollina: sono ottimista, tra qualche anno lo torneremo a pescare dall’Oglio, come un tempo: le nuove generazioni sono molto più attente al territorio e all’ambiente”.
UN PO’ DI STORIA
Dovete sapere che i Gonzaga, signori di Mantova, una delle più note
famiglie principesche d’Europa, protagonisti della storia italiana
ed europea dal 1328 al 1707, non si erano sempre chiamati così e non
erano di famiglia nobile.
Il loro vero cognome era Corradi, divenuto poi Gonzaga perché
risiedevano in quel paese di campagna del basso mantovano.
In questa famiglia, divenuta molto ricca grazie all’allevamento
di cavalli di razza e con possedimenti di terreno molto estesi, il
primo ad ottenere il potere fu un certo Luigi.
Costui, all’alba del 16 agosto 1328 mandò all’interno della
città alcune truppe dell’esercito di Mantova e di Verona al
comando dei figli Guido, Filippino, Feltrino e del genero Guglielmo.
I soldati ricevettero l’ordine di vestirsi da mercanti,
mendicanti e viandanti e di radunarsi all’alba in piazza Sordello.
Così fecero e, mentre la popolazione di Mantova doveva ancora
svegliarsi, ad un cenno dei comandanti i soldati iniziarono a gridare
“Viva Gonzaga e Paserino mòra” (Viva i Gonzaga e Passerino
muoia); quest’ultimo era il soprannome di Rinaldo Bonacolsi, allora
signore di Mantova.
Costui, non capendo bene cosa stesse succedendo e credendo si
trattasse di ragazzacci, uscì imprudentemente in piazza,
orgogliosamente seduto sul suo destriero, pensando che la sua
presenza sarebbe stata sufficiente a placare la rivolta. Venne invece
trafitto da una freccia lanciata da Albertino da Saviola, fedelissimo
dei Gonzaga.
Rientrò velocemente a palazzo, ma arrivato sulla soglia, il
cavallo ebbe un brusco sussulto e Passerino, abbandonato sulla sella
a causa della ferita, morì sbattendo la testa contro lo stipite
della portone.
Per celebrare la vittoria Luigi Gonzaga ordinò che in chiesa
venisse cantato un “Te Deum”.
La leggenda vuole che mentre Luigi I assisteva alla funzione, si
avvicinò a lui una vecchina, che in realtà era una strega, la quale
gli predisse che i Gonzaga avrebbero avuto fortuna fintantoché
avessero tenuto con sé un esponente dei Bonacolsi.
Luigi allora, che non aveva nessuna intenzione di tenere presso di
sé alcun discendente dei suoi nemici, escogitò un ingegnoso
stratagemma per soddisfare le richieste della vecchina: fece
imbalsamare il cadavere di Passerino e lo tenne nel palazzo Ducale
come portafortuna.
Si dice poi, che l’ultima duchessa dei Gonzaga, impressionata da quel cadavere mummificato che si trovava in bella vista nel castello di San Giorgio, lo fece gettare nel Mincio, decretando così la fine della dinastia di questa famiglia e del loro potere sulla città di Mantova
RICETTA VELLUTATA DEI GONZAGA
VELLUTATA DEI GONZAGA
450 g di zucca
2 tuorli
50 g di farina di mandorle
8 dl di brodo vegetale
2 arance
parmigiano reggiano grattugiato
pane tostato
cannella in polvere
qualche rametto di coriandolo
50 g di burro
aceto di vino bianco
sale e pepe
Lavate la zucca, provatela dei semi, ricavate dal bordo qualche
fettina con la buccia e tenetela da parte. Eliminate la scorza dalla
zucca rimasta, tagliate la polpa a pezzetti, copriteli con il brodo
caldo e fate sbollire per 12-15 minuti, mescolando di tanto in tanto,
finché la zucca comincerà a disfarci. Frullate la zucca con il
mixer a immersione.
Scaldate in una padella 30 g di burro e tostatevi la farina di
mandorle; unitevi la crema di zucca preparata, mescolate, scaldate la
vellutata ottenuta e, se necessario, diluitela con 1 mestolino di
brodo caldo.
Lavate la arance e grattugiate 1 cucchiaino di scorza. Spremetele e
unite il succo alla vellutata. Un attimo prima di toglierla dal
fuoco, incorporate i tuorli; salate, pepate, unite anche la scorza
d’arancia e spegnete.
Fate fondere in un padellino antiaderente il burro rimasto con lo
zucchero e l’aceto. Quando lo zucchero si sarà sciolto e risulterà
ambrato, fatevi caramellare le fettine di zucca tenute da parte per
circa 1 minuto.
Distribuite la vellutata in ciotole individuali e completate con le
fettine di zucca caramellate, un pizzico di cannella e il coriandolo.
Servite con il pane tostato e il parmigiano grattugiato a parte.
Punto di incontro: Davanti alla porta d’entrata Club Sant Antonio de la Playa. (Ca’n Pastilla). Angolo con Ristorante La Mejillonera. C/ Nansas s/n. Alle ore 18:55, 5 minuti prima dell’iniziodel corso. Si prega puntualità.
IN COLLABORAZIONE CON “ESTOL CAPELLETS DE TEULADA”
“PENYA DES MIGDIA O PENYA ROJA
I EL CANÓ DES MORO”
Sabato 29 FEBBRAIO Andiamo a camminare
Luogo d’Incontro:Davanti a Leroy Merlin dell’Ocimax di Palma(*)
Ora di ritrovo:8:30.Si prega puntualità.
Itinerario:Percorso circolare. Santuari di Nostra Senyora de la Victória -Ses Tres Creus -Vessant de Sa Falguera -Indret del Coll des Jueus -Falda Puig del Romaní -Coll de La Solana -Forn de Bala Roja -Aljub -Penya des Migdia -Canó des Moro –Il ritorno sarà per la stessa via è tutto in discesa.
Durata: 4ore circa.
Difficoltà: Itinerario con una lieve salita. Ce qualche punto in cui si deve prestare attenzione. Il ritorno è tutto in discesa.
Trasporto: macchina propria
(*)Per quelli che vengono da fuori Palma l’appuntamento èin il “Santuari de Nostra Senyora de la Victória”,punto di partenza dell’escursione, alleore 9:30e devono comunicarcelo. Si prega puntualità
È necessario iscriversi
Per iscriversi all’escursione si prega di utilizzare l’indirizzo mail
Camminata per Santa Catalina e Es Jonquet organizzata da ARCA e Diana Ferriera per conoscere il patrimonio storico di questi due quartieri emblematici di Palma.
1. Montepío de Previsión del Arrabal de Santa Catalina
2. Can Palmer. C / Quetglas, 5
3. Chiesa la Inmaculada Concepción
4. Teatro Mar y Tierra
5. Es Jonquet
6. Rentadors municipales
7. Hostal Cuba
8. Edificio la Central
9. Can Pujol
Punto d’incontro:
Sede ARCA, carrer de Can Oliva, 10 (Rambla angolo con negozio strumenti musicali)
Prezzo (compresa degustazione)
10 euro soci Arca e studenti
12 euro non soci
Iscrizioni ad ARCA: arcainforma@arcapatrimoni.net
DEGUSTAZIONE GASTRONOMICA AL MERCATO DI SANTA CATALINA
LA DEGUSTAZIONE GASTRONOMICA SARÀ CONDOTTA DA DIANA FERREIRA
L’idea di questa attività quella di diffondere il ricettario delle Isole Baleari e in conformità con il tour organizzato da ARCA. Le ricette dei piatti per questo progetto sono le seguenti, ma alcune possono variare.
Ponxe «Rey Don Jaime»/Fonte «Tapas y pinchos » da Javier Soriano.
Uova di quaglia «en budellets«/Fonte «Nuestra Cocina» da Lluís Ripoll.
Frittelle di carciofi/Fonte «La Cocina mallorquina» da Jaume Fàbrega.
Dolci «Menjar Blanc»/ Fonte «Sa cuina da Toby Molenaar».
Punto d’incontro:
Sede ARCA, carrer de Can Oliva, 10 (Rambla angolo con negozio strumenti musicali)
Siccome si dice in spagnolo «ciò che è promesso è debito», dopo il workshop di cucina italiana mancava la spiegazione del libro «Ricette di pasticceria della tradizione veneziana», La dolce Serenissima Repubblica.
E a proposito della ricetta dello zabaione qui ce l’hai:
“Zabaione” è davvero un nome molto singolare, tanto che l’origine di questa parola non è chiara nemmeno agli intenditori.
Alcuni di questi hanno avanzato l’ipotesi che il merito per la diffusone di questa squisita ghiottoneria possa essere riconducibile ai veneziano o, se non altro, alla loro presenza sulle coste della ex Jugoslavia, dove era diffusa una densa bevanda (zabaja) ritenuta particolarmente energetica.
Secondo altri “zabaione” deriverebbe da un termino latino (sabaia) usato per indicare un tipo di birra. Sicuramente fu la somiglianza visiva a suggerirlo, poiché la crema dal colore giallo chiaro, presenta sulla superficie un accenno di schiuma leggera.
In ogni caso, un’antica usanza veneziana prevedeva che un miscuglio preparato con uova, zucchero e vino Malvasia, con un’aggiunta di alcol puro, fosse immancabilmente regalato allo sposo novello dagli amici al termine del pranzo di nozze, così da propiziare il successo della prima notte. A volte venivano addirittura aggiunti altri ingredienti ritenuti afrodisiaci come la cannella, la noce moscata ecc.
Oggi lo zabaione viene servito come dessert, accompagnato dai baíco’li, o può essere impiegato nella preparazione di altri dolci.
ZABAJÓN
8 tuorli d’uovo, 12 cucchiai di zucchero, 3 dl di Marsala o di altro vino dolce, cannella in polvere.
La preparazione dello zabaione è molto semplice, ma richiede attenzione nel momento della cottura.
Versare in una casseruola i tuorli e lo zucchero e mescolare energicamente il tutto con un cucchiaio di legno o una frusta, in modo da ricavare una spuma soffice e chiara. Unirvi il Marsala e un po’ di cannella in polvere, amalgamare gli ingredienti e porre su fuoco molto moderato, non smettendo mai di mescolare sempre nello stesso senso. Dopo un po’ il composto inizierà a gonfiarsi e a quel punto sarà bene fare molta attenzione perché lo zabaione non deve raggiungere il bollore. Infatti, se ciò accadesse, la buona riuscita della ricetta risulterebbe compromessa.
Infine servirlo caldo, in tazze di porcellana o in coppette, accompagnando con i baíco’li che tradizionalmente sposo questa ghiottoneria. Se piace, completare con un po’ di panna montata. Servire tiepido o freddo accompagnando con un Vin santo di Gambellara.
ANTICO ZABAJÓN
3 uova, 100 g di zucchero, ½ di vino bianco secco, il succo di 1 limone.
Questa antica e semplice ricetta, che pare possa risalire al Settecento, prevede l’utilizzo di una quantità inferiore di uova rispetto alla ricetta precedente più conosciuta.
In una casseruola versare il vino, le uova, lo zucchero e il succo di limone. Mescolare tutto con mota cura con un cucchiaio di legno, quindi trasferite il recipiente su fuoco vivace, non smettendo mai di mescolare.
Appena il composto è vicino a bollore, toglierlo dal fuoco, versarlo in tazze adatte e lasciarlo raffreddare prima di servirlo con gli insostituibili baíco’li.
ZABAIONE CLASSICO PER BIMBY
150 g zucchero semolato
150 g tuorli (circa 7) uova
100 g (secco) marsala
50 g (secco) vino bianco
Come cucinare la ricetta
Montare la farfalla nel boccale e aggiungere i tuorli (a temperatura ambiente) e lo zucchero: 5 min. 37° vel. 3.
Aggiungere il marsala e il vino: 7 min. 70° vel. 3.
«Amanti latini» è la storia dell’amore di Catullo per Lesbia ma è anche una introduzione alla vita quotidiana nell’antica Roma – i costumi sociali e le lotte politiche, le condizioni igieniche e le speculazioni edilizie -, in un accostamento alla vita dei nostri giorni che vuole mettere in evidenza le analogie costanti pur a distanza di tanti secoli. Troppo spesso l’avvicinamento dei giovani ai classici non avviene in forma viva e partecipativa. Una bella storia d’amore (e quella di Catullo è tra le più belle) può essere un buon mezzo per attrarre un pubblico adolescente.
Si può ordinare presso la casa editrice (sconto del 15% fino al 15 febbraio con il codice AMANTILATINI15 ).